martedì 30 dicembre 2014

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E' necessario scrivere di un altro anno che se ne va?
Quantomeno è un pretesto valido.
E' che quando un anno finisce io poi non mi ricordo mai bene quando è iniziato...non so esattamente cosa ne ha fatto parte...
Però...però questo 2014 è stato un anno piuttosto speciale.
Anno di grandi inizi, il mio lavoro tutto inventato.
Anno di grandissimi ritorni: un'amica sorella che mi è così vicina al cuore, una manciata di fratelli che innaturalmente mi erano stati strappati, un uomo che ho amato, un Principe che non mi tratta da Regina.
Anno di persone nuove, soprattutto una piccolissima che mi ha stregato, un uomo bellissimo che mi ha insegnato a mangiare e ha cambiato la mia vita, un "fidanzato di..." che chiamo già Amico.
Anno di piccole mani che sto imparando a stringere, di boccacce, disegni, palloncini.
Anno di dolori per le mie sorelle che vorrei così tanto veder tornare a ridere.
Anno di viaggi, conferme e colpi di fulmine...Berlino che è diventata un cuore sull'atlante, Parigi dell'anima mia, Firenze sempre così amatissima.
Anno di un disco e di un concerto che mi hanno cambiata per sempre.
Anno di tatuaggio, e non è proprio poco.
Anno di oroscopi che ci hanno azzeccato, e spero continuino a farlo, almeno per i prossimo anno...
Anno di dieta. E poi di guardarsi allo specchio e cominciare ad intravedere, con i contorni sempre più nitidi, la donna che sogno di essere.
Anno del mio romanzo, che è tornato ad essere la cosa più importante.
Anno fatidico...di un compleanno così temuto, celebrato con una festa perfetta e che alla fine non ha provocato dolore...
Anno di grandi consapevolezze.
Anno pieno di costruire, che per me è una cosa così nuova ché io che di costruire non sono stata capace mai.

Saluto il 2014 con vortici di sogni, occhi che brillano, mani che non stanno ferme.
Ho così tanti buoni propositi, che mi ci vorranno almeno tre 2015 per mantenerli tutti...
Ma accetto la sfida.
Anche se continuo a non saper perdere.








sabato 20 dicembre 2014

Gli zombie di Natale.

Stavo per scrivere l'ennesimo post triste e cattivo sul Natale, che ormai pare essere diventato il mio peggior nemico.
Poi mi sono ricordata che ne ho scritti così tanti l'anno scorso...e valgono ancora tutti, quindi se avete proprio voglia di sapere cosa penso del Natale, andate a destra dello schermo, cliccate "2013", poi "dicembre" e via...chi più lacrime e cinismo ha più ne metta.

E' che sono troppo propensa alla Pasqua per amare il Natale.
E sono quelle dicotomie assolute: cani o gatti, estate o inverno, mare o montagna, Natale o Pasqua?
Quest'anno poi sono sommersa di lavoro che odio, problemi che non hanno soluzione, impegni che mi annoiano, persone sbagliate che mi si insinuano sotto la pelle.
Splendi, dice il mio oroscopo.
Ma io ci provo, dannazione. Ci provo.
Ma voi state così attaccati al passato, all'abitudine...avete le unghie che sanguinano e i polsi spaccati in due in questo tentativo fottuto e fallito prima di iniziare di tenere insieme le cose che si sono rotte.
"E' che siamo circondati da deboli" ha decretato Sfinge.
E'che la vita scorre. In avanti, sempre. L'acqua che stagna marcisce.
Ma come fate a non sentirne il fetore?

Il mio lucente passato mi manca ogni giorno.
Forse la mia fortuna è che i morti sono morti davvero.
E non restano come zombie appiccicati al mio collo.

E per tornare al Natale...
Si salvi chi può.
E cercate di evitare gli zuccheri raffinati.






mercoledì 19 novembre 2014

Cestini di passato...

E poi succede che il passato bussa e ti lascia un cestino fuori dalla porta.
Dentro ci sono tovaglie di ricordi che avevi perduto, cucchiaiate di risate, vasetti pieni di lacrime così ermeticamente chiusi che sembra impossibile si possano versare. Ci son piccoli cuori impacchettati nel domopack.
E in questo pic nic improvviso sparso sul pianerottolo accade di ritrovarsi. Almeno un pochino.

Ultimamente il mio Passato si è impegnato molto per intrecciare cestini. Sarà che si avvicina il Natale.

Oggi ho trovato questo.
E ho voglia di lasciarlo qui...

Per te, cui queste parole erano dedicate.
Per voi, che mi volete bene.


Se fossi stata bionda
Mi ci ritrovo a volte, la notte guardando il soffitto, o il giorno, più spesso, passando davanti a specchi che si sono rimpiccioliti negli anni. Sarebbe cambiato qualcosa? Qualcosa avrebbe potuto essere diverso se io fossi stata diversa? Per esempio, non so, se fossi stata bionda. Non di quelle bionde Casting Crème Gloss 730 Miele Dorato…no. Quelle bionde che nascono bionde. Corredata di occhi celeste mare, metri di gambe, vita d’ape. No, porco cavolo, non mi sarei accontentata di nulla di meno.Ho una precisa collezione di fantasmi che tengo ripiegata in un cassetto. Quando lo apro, composti, mi sfilano davanti urlando oscenamente le loro dannazioni. Tra i miei insopportabili difetti di grassa moretta c’è anche questo. Immagino che se fossi stata bionda avrei dimenticato gli spettri sul bordo di qualche piscina nella quale avrebbero potuto poi educatamente affogare. E poi c’è che non ho nemmeno i capelli lisci. Esiste una classe di more con gli occhi chiari e i capelli lisci che, non con la stessa arguzia di una dorata dea — ma poi che differenza fa? È il risultato che conta in questi casi — è similmente capace di dimenticare in fretta. E poi se fossi stata bionda…avrei potuto avere uomini biondi e figli biondi. Il che ci avrebbe anche salvati da alcuni stermini quotidiani che ci piace dimenticare. Salvati del tutto magari no, ma quantomeno non ce ne saremmo accorti. Se fossi stata bionda, se fossi stata bella. Se avessi avuto il coraggio. Non tutte le prose possono essere d’amore. Anche se dovrebbero, io credo. Ne abbiamo discusso, di questo, di altro, brindando con cicuta frizzante, ridendo con le bocche troppo aperte, in nottate che sembravano perfette. Oddio, c’erano le zanzare. Ma le elimino dal ricordo, ché tanto sono più piccole di un pixel.Se fossi stata bionda è un’idea che mi viene se penso a te. Il più enorme dei miei fallimenti. Che scemi dalla mia memoria ogni minuto meno di quello prima con la forza di una parabola geometrica impazzita che non so disegnare nemmeno da mora. E mi aggrappo con i denti, quelli almeno li ho perfetti, alle queste quattro parole che alla fine risulteranno troppo barocche, oppure pregne di uno sperimentalismo che non mi appartiene. Avrei dovuto essere bionda sì, ma nell’anima, per continuare a ridere mentre tu scomparivi dentro quel maglione che fagocitandoti ti tradiva, e tradiva noi, e tutto quel futuro di cui continua a non fregarci niente.Te lo chiedo adesso. Senza sapere nemmeno se esigo una risposta e lasciando contemporaneamente una riga bianca casomai tu voglia darmela.Sarebbe cambiato qualcosa se, diciamo, non so, io fossi stata bionda?
(Attimpuri, darkene F. DiCembre)


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giovedì 6 novembre 2014

Il Giovane Favoloso che mi somiglia, vile e prudente.

Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d’ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz’altro pensiero”, scrive Leopardi al padre, è il 1819.

Credo di non aver avuto più molti occhi e orecchie per il resto del film di Martone per quanto ha agghiacciato me, questa frase.
Sono giorni questi di grande lavorio e travaglio interiore.
Questo anno lo è stato.
Quel compleanno che tanto temevo giunto senza fare troppo male. Una serenità attesa e inaspettata che ha sommerso la mia vita come una marea di acqua tiepida che ti sale dal fondo dei piedi al collo senza fare male.
Nessuna Epifania a scioccarmi la vita e le mie mani che non producono più parole.
Tante piccole meravigliose creature che mi sono nate intorno e che non mi hanno stravoltocome mi aspettavo.
Nessun Amante, nessun Amore.
Potrebbe apparire brutto e forse è orribile, ma chi potrebbe mai sputare su questa tranquilla serenità?
Non certo io, l'eterna inquieta, la "sorella nel dolore" come, con dolcezza, soleva definirmi la mia Dolce Musa, che forse vive questa stessa melancholia.

Mettersi in pericolo per sconfiggere la vile prudenza. Giocarmi tutto quel che so di me per certo in "un solo lento tiro"...Servirà questo alle mie parole mute?

Ma voi eravate forse qui per una recensione a Il Giovane Favoloso?
#Carino, #pressochéinutile, #ElioGermanoE'MeglioDelFilm, #LeopardiMeritavaLaLuna...e Martone lo omaggia con un fiammifero.
Così vile e prudente.



lunedì 13 ottobre 2014

"Ma perchè ami così tanto John Galliano?"


"Ma perchè ami così tanto John Galliano?", mi ha chiesto qualcuno di appena incontrato
davanti a qualche calice di vino bianco...
Penso di aver strabuzzato gli occhi.
"Ti rispondo io", ha detto una vecchia amica e compagna di avventure, "John è semplicemente tutto quello che Fabiana ama della moda".
Una cosa vera, ma solo in parte. John è tutto quello che io amo della Vita.
Sono due occhi che bramano l'Arte come non esistesse al mondo altro cibo capace di saziare l'anima, occhi che scandagliano il mondo con pupille di fuoco, per cercare di restituire una Visione che è l'ideaplatonica di Bellezza.
E' passione, Amore...qualcosa che va così oltre un abito e una passerella, capace di toccare tutto quel groviglio di cose che abbiamo nella pancia e avvicinarci per un attimo a Dio.
E' qualcosa che succede nella vita, raramente, e in quei momenti sai davvero quanto vale, quella Vita.
E' l'Arte nella sua accezione più pura, e le parole sono davvero poca cosa per spiegarsi.
Quindi perdonatemi, andate su youtube, digitate "John Galliano Dior" e innamoratevi di quanto queste mie povere parole non sanno dire.

Ma poi...poi la vita è folle e, come diceva Virgina Woolf, "L'artista deve morire".
E lo schianto dell'Artista John Galliano non poteva che essere forte e pieno di pathos come tutta la sua Arte è sempre stata.
E qui la storia diventa ancora più grande.
Prima John Galliano era semplicemente "il più grande artista che potessi immaginare", poi è diventato anche il più grande Uomo.
Essere un Uomo per un Artista è la cosa più difficile.
Perché significa esserlo come egli è qualsiasi cosa sia: totalmente.
Artisti si nasce. E' qualcosa che ti trasuda dalla pelle, che non puoi fare a meno di essere mai, nemmeno se non arrivassi mai ad esprimere Arte.
Uomini, invece, si diventa. Con una fatica indicibile.
Imparare a vivere come uomini, a parlare la lingua degli uomini, a fare le cose che per gli uomini sono il quotidiano...ricordate l'Albatro di Baudelaire?
In questi quasi quattro anni John Galliano è stato,se possibile, ancora più vicino al mio cuore...
Ne potevo sentire così forte il Dolore, e la sfida che gli si stagliava davanti: essere ancora se stesso, nonostante tutto, seppur spoglio di quei travestimenti si usano per la paura fottuta di restare nudi, perchè l'Arte ti spoglia, ti spolpa...e poi ti manda in mezzo all'arena con la carne e il sangue che si vedono...
E poi, ben sapete, questi-quasi-quattro-anni, per motivi personali nemmeno ancora del tutto a me chiari, sono coincisi anche con il mio di silenzio creativo.
Ho spiato John in questi anni quasi come se fosse il mio karma.
Ho sorriso di ogni suo sorriso, pianto ogni sua lacrima, "perchè la gioia come il dolore si deve conservare, si deve trasformare", dice il poeta.

Scrivo queste parole che conservo da tempo nel cuore ora che una nuova avventura per l'Albatro di Gibilterra ha inizio.
Ora che è ufficiale: John Galliano è il direttore creativo della Maison Martin Margiela, forse già a Gennaio potremo toccare la sua Arte di nuovo.
Ho le mani che tremano mentre lo scrivo.
Forse fra qualche giorno, con più lucidità, riuscirò perfino a scrivere qualche riga su quanto per la Moda questa cosa sia importante, su quanto lo sia per la società, su cosa vorrà dire per uno come Galliano prendere in mano le redini di una Maison come Margiela.
Forse.
Fra qualche giorno.
Ora è ancora troppo forte la gioia del bambino che ha visto la neve...e non riesce ad infilare gli stivaletti da quanto freme...












domenica 14 settembre 2014

Primo giorno di scuola...

E domani comincia la scuola...
Io non me lo ricordo quasi più come fosse il primo giorno di scuola.
Ricordo però bene che il primo giorno del primo anno, quasi 1000 anni fa, proprio fra i piccoli banchi verdi ho incontrato due delle persone più importanti della mia vita, che ancora oggi chiamo Sorelle.

La mia fortuna è che da una vita rivivo tutti gli anni "il primo giorno di scuola" visto che la mia mamma è la Maestra più pazzesca del mondo...
Forse anche per questo so quanto fondamentale sia questa meravigliosa Istituzione.
Il primo e più grande momento di uguaglianza, cultura e civiltà di un popolo.
Ho sempre pensato che che l'economia valesse poco, lo specchio più tragico della rovina di un Paese, e oggi del nostro Paese in particolare, sono le condizioni pietose in cui versa la sua scuola, martoriata, violentata, ormai quasi completamente assassinata.
E quando parlo di Scuola per me esiste sempre e soltanto Una scuola: quella pubblica.

Ho incontrato così tante persone speciali a scuola. Praticamente tutti i miei amici. E insegnanti a cui devo quasi tutto quello che sono.
Come potrei quantificare il mio debito verso chi mi ha insegnato a leggere e scrivere?
Una madre ti dà la vita, la scuola ti mette al mondo.
Ti insegna a vedere gli scrigni dei tesori che troverai sul tuo cammino e poi a cercare le infinite chiavi per aprirli...
Insinua le domande, ti spinge a cercare le risposte ovunque esse si trovino, al fondo della tua anima, dovessi camminare tutta la vita sull'orlo dell'abisso per trovarle.
Questo fa la scuola.
Ti sfida ad essere unico e grande, senza dimenticare che non si crea nulla di meraviglioso da soli.
Che tutti insieme sarà sempre meglio, ognuno a modo suo.
Che la diversità è un valore imprescindibile e l'uguaglianza il fondamento della vita.

Finirò col diventare sentimentale.
E pensare che doveva solo essere un post di auguri per tutti i bambini e ragazzi che domani torneranno sui piccoli e grandi banchi verdi.
E soprattutto un augurio per gli insegnanti, tutti quelli che sono stati miei in primis...e ovviamente tutti gli altri.
I Coraggiosi capitani di una nave rattoppata con i cerotti, zeppa d'acqua, di fatiche che sembrano inutili...
In bocca al lupo. Avete il mondo sulle spalle, eppure continuate a sorridere imperterriti ogni volta che la campanella suona!



venerdì 12 settembre 2014

Oh, life...is bigger...

"...perché so bene da dove nascono le tue e le mie convinzioni: dalla voglia bruciante di verità e bellezza...perchè arrivate ai tuoi, quasi ai miei, trent'anni, posso dire di non aver mai conosciuto una persona libera come te..."
Parole che fanno bene, le chiamerebbe un poeta che amo.
Perché ci sono i momenti in cui la luna piena ti tiene incollato al letto e alla paura.
E poi invece ci sono i giorni in cui ricevi una rosa e il sole si rimette a girare.
Che mentre mangi il gelato più buono del mondo ti guardi intorno e sai che le persone che ti sono accanto ti amano di un Amore senza condizioni, e devi a loro la tua vita molto più di quanto loro, forse, sanno.
E capita che in mezzo a quattro chiacchiere salti fuori un Personaggio che, questa volta lo sai, segnerà la svolta..quel principe Azzurro di cui il tuo eroe ha un disperato bisogno, e forse è stato proprio un principe Azzurro a indicartelo...
E una ninfa mozzafiato che ti ha sempre portato fortuna ti aspetta per un caffè il sabato mattina.
Il futuro è un lusso che non sempre possiamo permetterci.
Ma a volte il presente sa stupire con colori così vivi che mentre ti copri gli occhi con le mani tutto quel che resta è il tuo sfacciato sorriso.

martedì 9 settembre 2014

Me, where I am now.

Vabeh, che pigrizia.
Che sempre-troppo-poca-voglia-di-scrivere.
E di vivere, a volte.
Un'estate stupida.
Senza sole e senza mare.
Un settembre che si preannunciava pieno di fuochi d'artificio, e che si sta rivelando pesante come un fiume di piccole pietre implacabili.
Una famiglia ritrovata, un po' di peso perduto, un compleanno importante, un futuro che mette i brividi, persone importanti sempre più difficili da capire, altre che finalmente ti tendono la mano, nuovi amori...
Che fatica.

Comunque ieri ho visto Rush.
Finalmente.
Non centra palesemente nulla.
Però è un film bellissimo.
Mi ha ricordato che per tanto tempo ruote e motori sono stati la cosa più importante della mia vita. E che era quella, ovviamente, una vita bellissima.
Un tempo sospeso e perfetto.

"Settembre, andiamo. E' tempo di migrare."
Almeno metaforicamente, per ora.




da PensieriParole

sabato 12 luglio 2014

Synecdoche e altre amenità...

A volte capita, così, all'improvviso...
Una piccola Epifania che devi tenerti stretta come puoi, perché c'è un'anoressia di di Epifanie in questi giorni così stranamente giusti.
Seduta in uno dei miei cinema del cuore, accanto ad un Principe di rara e incantata bellezza, e alla solita Sfinge perfetta, mi trovo a riflettere su quanta Arte abbiamo sacrificato sull'altare di una serenità che forse ci presenterà un lungo conto alla fine del banchetto.
Me lo chiedo e te lo chiedo, mia antica Musa ammutolita.
Mentre continuo a sognare  episodi della vita che si ripetono, alla ricerca del momento in cui abbiamo sbagliato, per provare a correggere traiettorie che ci eravamo illusi di avere scritto...
Synecdoche, New York racconta grossomodo questo.
Ed è così bello e puro ritrovare tra pagine e fotogrammi, qualche volta, le Verità che sono sotto la tua pelle.
Synecdoche, New York è un film bellissimo, anzi...è un film meraviglioso e pazzesco, che sono i miei due aggettivi preferiti.
E' un film che parla di quelli come noi, di Libellule, Sofie (che era il nome che non volevi, ricordi?), Piccoli Principi a vario titolo, Sfingi, Dottori, forse.
Ci dice che l'Arte forse non vale la nostra vita. Ma se c'è una cosa sola al mondo per cui una vita vale è proprio l'Arte.
E che non ci sono spettatori né premi né applausi del mondo che valgono un momento di pura consapevolezza, un momento di visione, in questa sineddoche infinita che è la vita stessa, che è una piccolissima parte per il tutto che ci verrà svelato a tempo debito.
Che sia questo il segreto?
Abbandonare quell'ansia che ci obbliga a dare forme, dare contorni, senso e significato... perché di questa sineddoche che è la vita noi non siamo gli autori?
Continuare a correre come pazzi di visione in visione, a costo di perdere tutto, perché noi sappiamo che un minuto di purezza è più importante di una vita di menzogne, e siamo disposti a pagarne il prezzo...Una volta per tutte: non perché non abbiamo scelta, ma perché lo abbiamo scelto.
E perché il disegno finale non è opera nostra.
Questa grande metafora non è passibile di alcun algoritmo.
E che alla fine risulti meravigliosa o mostruosa è il rischio che devi correre in nome della Tua scelta.
Che poi tutto potrebbe anche finire, dopo due ore che sembrano eterne, sfumando su bianco in un momento qualsiasi. Anche questo è parte del gioco.
Chiamarsene fuori per la paura di perdere un paio di sicurezze che sono uccelli di cristallo in vetrina potrebbe rivelarsi un errore della cui gravità pagheremo amare conseguenze, come i nostri occhi che stanno diventando ciechi e le nostre penne sterili, iniziano drammaticamente a suggerirci.

lunedì 19 maggio 2014

Ti abbraccio forte, Margaret...

"Cara Fabiana,
grazie di questa recensione emotiva a Splendore. Sono contenta che ti abbia smosso così nel profondo.
Ti abbraccio forte"
Margaret Mazzantini

Volevo condividere queste righe con tutti voi e soprattutto con quelli di voi che si sono messi a leggere Splendore sulla scia della mia entusiastica follia (vero Libellula/Guido???).


martedì 6 maggio 2014

Guarda questo Splendore...


La prendo da lontano.
Da quella festa così difficile che è diventata ormai il Natale. Ogni anno di più se possibile.
Questo Natale tutto se ne stava già rotolando via quando una Fata Madrina ha portato nella casa della mia Sorella Sventurata un rlibro che accarezzavo da tempo fra gli scaffali.
Quello "Splendore" di Margaret Mazzantini di cui sapevo soltanto essere un romanzo gay. Cosa di per sé più che sufficiente per me.
E così mi ero ripromessa di chiederlo in prestito, prima o poi, questo regalo così curioso...non in sè, quanto per la persona da cui proveniva e quella a cui veniva regalato.
Ho iniziato a leggere Splendore aspettando la metropolitana in una Milano mezzacalda in cui la domenica non è un giorno diverso da un altro.
L'infanzia e la giovinezza sono trascorse così...prima in metro e poi sul treno che mi riportava alla mia campagna adorata.
Da tanto tempo non mi succedeva più di avere quel cane randagio in fondo al cuore che urla per essere sfamato di parole...
Di ingoiare riga dopo riga con quella voglia pazza di vedere come andava a finire per i due eroi di cui ero dalle primissime pagine già perdutamente innamorata e allo stesso tempo la stupida speranza che non finisse mai, per non perderli mai quei due uomini dai miei dintorni...
E altro ancora.
La mia voglia di scrivere.
Di riprendere in mano i miei di poveri eroi, Sebastian, Jude...quel miracolo di romanzo che giace in un coma indotto dalla mia stanchezza da 5 anni...
Ma intanto c'è questo splendore. C'è questa pianura padana che va veloce dal finestrino del treno mentre io come nelle favole migliori me ne sto alle calcagna del protagonista sgualcito, piango, trattengo il respiro con lui...Ed è incredibile come un grande romanzo, nonostante tu per anni non abbia fatto altro che studiare grandi romanzi, ti riporti sempre nella condizione del bambino sotto le coperte con un papà seduto al fianco che racconta una storia...
Perché ci sono davvero poche cose nella vita che valgono quanto una bella storia. Che valgono questo Splendore.
E allora grazie Signora Mazzantini.
Grazie per questa manciata di ore di puro amore e puro Splendore.
Grazie per questa storia così necessaria soprattutto perché viene da una penna "insospettabile", una che leggono anche le fate madrine, che scrive per amore e non per lotta...
Grazie per questa galleria di personaggi che mi si sono appiccicati addosso, così vivi, così carichi di morte, così meschini e veri, come sono gli uomini.
Grazie per avermi ricordato che questo è tutto quello che voglio dalla vita: leggere e scrivere storie.
Grazie perché delle cose belle non si ringrazia mai abbastanza.
Grazie per le lacrime, non me ne scendevano di così vere da tanto, e per quella voglia che mi è rimasta addosso di ripensare ai momenti in cui la mia vita è stata Splendore.

Guardo film, leggo libri, a volte anche molto belli...ma raramente sento il bisogno così urgente di condividere forte...

Ah.
E poi c'è una cosa che ho bisogno di dire.
Che Splendore è un romanzo gay.
Racconta di due uomini che si amano per tutta la vita. Nonostante la vita.
E che se non fosse stato un romanzo gay non sarebbe stata la stessa cosa nemmeno per una riga.
Perché non siamo tutti uguali. Siamo tutti diversi, sempre. Chiunque da chiunque altro.
Solo che alcune diversità per qualcuno sono intollerabili e malate. e allora di diversità si può anche morire.


P.S.
Ad un certo punto del libro spunta una piccola citazione della Libreria Croce. E se non è un segno questo...



lunedì 14 aprile 2014

Quando il capo se ne va....

E' di poche ore fa la notizia: il direttore sportivo della Ferrari rassegna le dimissioni.
Non ho mai amato Stefano Domenicali.
Del resto molto meno di lui amo Luca di Montezemolo. Ad entrambi imputo l'aver rovinato qualcosa di meraviglioso che gli era stato affidato, e non mi riferisco solo alla mancanza di vittorie...quella logora alla lunga, certo. Ma non serve soltanto vincere per innamorare, per far battere il cuore...Per quanti anni la Ferrari non ha vinto? A volte si fatica a ricordare che gente come Villeneuve, come Alesi non ha vinto quasi nulla...se non l'affetto della gente.
La gente. Che strana che è.
Si emoziona con poco, si offende con meno, magari non sa dare un nome ai suoi sentimenti.
Eppure quando nasce un grande amore non si sbaglia.
Non esiste una ricetta, non c'è marketing che tenga. Quello teniamolo per le infatuazioni. L'Amore è cosa seria. L'Amore ti rapisce e gioca a carambola con i sensi.
E così dopo quella grande stagione dominata dall'unico tedesco capace di scaldarci il cuore (che Dio lo benedica tra parentesi, forza Michael, ora e sempre), dopo quel suo addio e quell' "ho amato ogni momento" che aveva sciolto le nostre lacrime, era passato il finnico che aveva regalato una coppa del mondo arraffata con la grazia di Lupin...e poi il vuoto.
Le bugie, le false promesse, le scelte sbagliate, le facce di plastica...
E i nostri cuori sono scappati lontano.
Lontano da una squadra che aveva perso smalto e umanità, passione e caparbietà e soprattutto coraggio. Coraggio di sorridere, coraggio di dire la verità, coraggio di restare se stessa.
Per questo non ho mai amato Stefano Domenicali. Colpevole o meno, lui era la faccia brutta di questa nuova Ferrari.
Però...
C'è un però.
Quanto non mi piace questa storia che se le cose vanno male il capo deve mollare.
Sarebbe come se in mezzo al mare e alla tempesta il Capitano dicesse: sapete che c'è? Mi assumo tutte le responsabilità di avervi portato a morir ma...io prendo la scialuppa e me ne vado...perché quando le cose non vanno come previsto bisogna avere il coraggio di lasciare...
Io sogno ancora un mondo dove chi sbaglia ha il coraggio di dire: è colpa anche mia. E quindi se fino a ieri ho fatto il possibile, da oggi farò anche l'impossibile perché le cose cambino.
E se poi nemmeno l'impossibile dovesse bastare si passa ai miracoli.
E infine se dopo questo sforzo sovrumano fossimo daccapo...allora se ne vadano tutti. Il capo del capo, per primo. E poi a scendere.
Perché altrimenti è sempre troppo facile. Altrimenti vince sempre la regola del provaci, al massimo sbagli e te ne chiami fuori.
E invece no.
E invece bisognerebbe imparare che gli alibi nella vita non esistono, che provare deve essere sinonimo di riuscire, che fallire è un verbo che si deve dimanticare, che chiamarsi fuori non è un'opzione percorribile.
Perché come diceva un mio caro eroe "Nel momento stesso in cui ti concedi di pensare al Piano B, stai smettendo di lottare perché il piano A funzioni".

lunedì 7 aprile 2014

restauri

Tante cose si muovono, tante sono immobili.
Frequento poco questo spazio che è ormai il mio castello in disuso...e come una casa da troppo tempo abbandonata comincia a puzzare un po' di muffa, l'erba copre i fiori e la vista.
Ma molto lentamente le cose accadono...
Sto restaurando me stessa, il mio mondo e questo piccolo blog...

Ho anche un paio di cose importanti da scrivervi...

Lo faccio prestissimo.

giovedì 13 febbraio 2014

Grazie per la sua voce di Miele...

Sabato scorso era circa l'8 febbraio.
L'8 febbraio è da sempre per me una data magica...la mia laurea, un concerto di Niccolò Fabi e Sami minuscolo nella pancia di mia sorella, che nessuno lo sapeva ma a lui già batteva il cuore.
Un altro piccolo miracolo è accaduto questo 8 febbraio.
Torino sullo sfondo...una città che comincio a capire solo adesso.
Prima abbiamo visto un film semplicemente bello, Dallas Buyers Club, profumo di Oscar e della pelle chiara di Jared Leto che è sempre più bravo...un piccolo film civile che suona grande come Hollywood e brucia gli occhi di lacrime e sorrisi.
Poi una passeggiata al freddo e un caffè caldo con un pasticcino al cioccolato.
E, finalmente, il Folk Club.
I nostri posti sono così appiccicati al palco che per stendere le gambe mi ci posso appoggiare.
Patrizia Laquidara è di una bellezza a tratti imbarazzante...labbra e abito rosso, piedi nudi...bella da bruciare nella gola.
La sua voce tesse trame invisibili che ti penetrano la pelle di racconti eterni, popolati di amori tatuati, donne magnetiche, sabbie e magie del Sud, bossa a profusione...
L'anima si riempie del profumo di mare, di balli sfrenati, notti piene di sole...
E' viaggio, è sogno, è voce e musica..."Bellezza e crudeltà"...
Febbraio e Torino sembrano così altrove.
E noi dondoliamo sulle nostre sedie, e le mani applaudono senza sosta.
Dio, grazie per la musica.
E grazie per gli angeli come Patrizia Laquidara.
Grazie per la sua voce di Miele, la sua bellezza di Luna, il suo essere così forte donna e artista.

E grazie per il cinema, ovviamente.
Che roba pazzesca può essere la vita, qualche volta.


lunedì 13 gennaio 2014

Golden Globes Fashion...Buonanotte e sogni d'oro... (2)

Emma and Emma 
Emma Watson in Dior sulla sinistra ed Emma Stone in Chanel sulla destra altrimenti dette: "la totale e definitiva decadenza della moda francese"
                            
                                                               Separate alla nascita
Lena Dunham e Sofia Vergara in Zac Posen. Non è per sparare sulla croce rossa. Ma poniamo che tu sia una ragazza tanto intelligente ma dal sex appeal di un pezzo di formaggio morsicato dimenticato in frigorifero...e ti propongano di indossare un abito per i Golden Globes...Ecco forse il minimo che puoi fare è assicurarti che NESSUNO indossi qualcosa di simile...soprattutto che non lo faccia la mega-cosmica-bomba latina della tv! E poi il giallo, Lena! Che casomai fosse capitato a qualcuno di non vederti per sbaglio ti vai ad appiccicare in faccia come un moschicida!...che poi come si abbina il giallo al color cadavere della pelle...




Anonimia portami via...O peggio.


Taylor Swift in Carolina Herrera...buttato lì. Cerca di darsi un tono con il colore ma forse peggiora il risultato. Insignificante come il gusto che devi aggiungere alla vaschetta di gelato perchè è rimasto un buco...che è lo stesso che si può dire di Taylor del resto, nevvero Kanye?
Amber Heard in Versace. Ora...io capisco che quando possiedi come accessorio Johnnyno Depp il vestito da mettere ai Globes è un problema assolutamente irrisorio...resti sempre una delle gnocche più cosmiche del globo, uno sforzino in più?
Mila Kunis in Gucci...ah, l'irresistibile leggerezza del domopack...ogni anno qualcuno ci casca dentro...

Helen Mirren in Jenny Packham....oh, signora Mirren... a parte che io mi chiedo con il fior fiore di stilisti che esistono sulla faccia della terra come ti viene di vestirti con un abito di Jenny Packham...detto questo, la vecchiaia è una brutta cosa ma non giustifica comunque l'avvolgersi in una tenda di casa per andare ai Globes!
Olivia Wilde in Gucci...divina Olivia...ho solo una parola per te....Ramarro!!!
Amy Poehler in Stella McCartney...tesoro, potevi aspettare che lo finissero questo capetto prima di portarlo via dalla sartoria, no?

















Golden Globes Fashion...Buonanotte e sogni d'oro... (1)

Ovviamente ero talmente annoiata dai look delle cosiddette dive e divette in fila sul red carpet dei Golden Globes che avevo quasi deciso di far passare sotto silenzio l'evento...
Del resto da quando in passerella si schiacciano sonni beati più che inventarsi sogni dorati, questa penuria di polvere di stelle si rispecchia nelle scelte delle malcapitate starlette in cerca dei loro fatidici 15 minuti di celebrità.
O forse è l'ormai cronica sparizione delle DIVE a caratteri cubitali dalla storia del cinema che ha reso le passerelle la sagra dello sbadiglio malcelato?
La tragica disputa rischia di somigliare a quella dell'uovo e della gallina, e la rimandiamo a prima o poi, per ora accontentiamoci di discettar dei primi premi della stagione cinematografica e di come le nostre signore del grande schermo si sono armate per la battaglia...
Non volevo scrivere questo post, dicevo.
Poi una cara amica, che di festival del cinema assai s'intende, mi ha pungolato toccando quel tasto sempre scoperto che è la mia vanità "Ho bisogno del tuo podio...I need it!!!"....e potrei essere io così infame da non rispondere ad un tale appello?
Almeno mi giustificherò le 5.00 di mattina e i troppi pop-corn mangiati cercando di tenere gli occhi aperti...
My sweet Cami, this is for you!!!

Come avrò forse precedentemente fatto intendere la parola d'ordine di questi Globes è stata noia.
Abiti talmente scontati da far rimpiangere i bei vecchi tempi in cui almeno si osava il cattivo gusto.
E invece niente...giusto qualche pacchianata, ma si contano sulla punta delle dita...


Let's go!