sabato 12 luglio 2014

Synecdoche e altre amenità...

A volte capita, così, all'improvviso...
Una piccola Epifania che devi tenerti stretta come puoi, perché c'è un'anoressia di di Epifanie in questi giorni così stranamente giusti.
Seduta in uno dei miei cinema del cuore, accanto ad un Principe di rara e incantata bellezza, e alla solita Sfinge perfetta, mi trovo a riflettere su quanta Arte abbiamo sacrificato sull'altare di una serenità che forse ci presenterà un lungo conto alla fine del banchetto.
Me lo chiedo e te lo chiedo, mia antica Musa ammutolita.
Mentre continuo a sognare  episodi della vita che si ripetono, alla ricerca del momento in cui abbiamo sbagliato, per provare a correggere traiettorie che ci eravamo illusi di avere scritto...
Synecdoche, New York racconta grossomodo questo.
Ed è così bello e puro ritrovare tra pagine e fotogrammi, qualche volta, le Verità che sono sotto la tua pelle.
Synecdoche, New York è un film bellissimo, anzi...è un film meraviglioso e pazzesco, che sono i miei due aggettivi preferiti.
E' un film che parla di quelli come noi, di Libellule, Sofie (che era il nome che non volevi, ricordi?), Piccoli Principi a vario titolo, Sfingi, Dottori, forse.
Ci dice che l'Arte forse non vale la nostra vita. Ma se c'è una cosa sola al mondo per cui una vita vale è proprio l'Arte.
E che non ci sono spettatori né premi né applausi del mondo che valgono un momento di pura consapevolezza, un momento di visione, in questa sineddoche infinita che è la vita stessa, che è una piccolissima parte per il tutto che ci verrà svelato a tempo debito.
Che sia questo il segreto?
Abbandonare quell'ansia che ci obbliga a dare forme, dare contorni, senso e significato... perché di questa sineddoche che è la vita noi non siamo gli autori?
Continuare a correre come pazzi di visione in visione, a costo di perdere tutto, perché noi sappiamo che un minuto di purezza è più importante di una vita di menzogne, e siamo disposti a pagarne il prezzo...Una volta per tutte: non perché non abbiamo scelta, ma perché lo abbiamo scelto.
E perché il disegno finale non è opera nostra.
Questa grande metafora non è passibile di alcun algoritmo.
E che alla fine risulti meravigliosa o mostruosa è il rischio che devi correre in nome della Tua scelta.
Che poi tutto potrebbe anche finire, dopo due ore che sembrano eterne, sfumando su bianco in un momento qualsiasi. Anche questo è parte del gioco.
Chiamarsene fuori per la paura di perdere un paio di sicurezze che sono uccelli di cristallo in vetrina potrebbe rivelarsi un errore della cui gravità pagheremo amare conseguenze, come i nostri occhi che stanno diventando ciechi e le nostre penne sterili, iniziano drammaticamente a suggerirci.

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