domenica 18 marzo 2012

Madame Bovary is not moi...but....Elogio di un capolavoro.

E poi capita di mangiare dell'arsenico e di morire fra atroci sofferenze...
E capita che la morte e le sue conseguenze siano descritte in una manciata di pagine che ti fa venire freddo e poi ti fa piangere e arrabbiare...
Capita che dall'alto delle tue sudate lauree in lettere torni un bambino al quale raacontano una storia...che fai il tifo per i personaggi, digrigni i denti e giuri di odiarli e amarli e che tu avresti fatto in tanti altri modi...
Capita quando ti ritrovi fra le mani uno di quei classici-classici-classici, un romanzo su cui sono stati versati oceani di inchiostro e sul quale pensavi di sapere tutto, salvo non averlo letto davvero.
E' una delle tante malattie contemporanee. la critica che si mangia i romanzi.
E così lo ammetto. All'alba dei miei più di 20+ anni mi son ritrovata in mano Madame Bovary, Gustave Flaubert.
In qualche modo il mio primo libro: il mio primo e-libro.
Non ho grandi commenti da fare al riguardo. Un'opera straordianria resta tale sulla carta quanto su uno schermo.
Mi è successa una cosa che non mi accadeva da tempo...che appoggi il libro, prendi un respiro e preghi il dio di quel piccolo mondo che hai fra le mani...Flaubert, per il rispetto che ti porto...salvala.
C'è qualcosa di così commovente in un romanzo perfetto.
E' come se ti fosse dato di vedere davanti agli occhi la costruzione di una rosa. Il disvelarsi della magia.
E stai lì e ti chiedi...ma perchè dovrei dedicare il mio tempo a qualcosa di meno che questo?
Perchè la gente ancora scrive? Perchè aumentare il parterre dell'inutile quando abbiamo ancora così tanti arretrati che cambiano la vita da leggere?
Dovrebbero aprire delle librerie dove trovano spazio solo i capolavori.
Sarebbe una mossa etica e un dovere civile.

Tornando a Flaubert e alla Madame, che dire. Non accetti zucchero da me il prossimo che mi dirà "Madame Bovary c'est moi", foss'anche Monsieur Flaubert.

mercoledì 7 marzo 2012

"E l'amore, l'amore, che bella scusa per sentirsi vivo è stato questo amore"...LAUREA e assenze...

Al solito, una lunga pausa.
Nel frattempo ho fatto che laurearmi e chiudere così per un po' i miei rapporti con l'università degli studi di Torino. Questi 7 anni sono stati un naufragar dolceamaro, un "diventare grandi senza diventare adulti", un cocktail di amicizie, epifanie, tragedie...
Mi lascio dietro la certezza assoluta che non sarò mai più felice come in uno qualsiasi di quei giorni in cui si ordinavano diavola e acqua frizzante da Tredatre, sotto un sole piccolo e lamentando le più truci disgrazie occorse cercando di inseguire quel sogno di carta di pergamena che è questa Dio-sia-lodato laurea.
Lungi dall'essere una considerazione amara. So bene, ho sempre saputo molto bene, che al di sotto degli scalini di Palazzo, insieme ai venditori di desideri multicolore (a proposito...non ho comprato il braccialetto il giorno della laurea...accadrà qualcosa di nefasto?) ci sarebbe stata ad attendere la Vita. Un'altra vita. Quella che offre poche vie di uscita, parafrasando un cantante di cui nn ricorderò mai il nome...
E me ne vado con un grande orgoglio: io, Tom (Ford) e Christopher (Isherwood) abbiamo portato a casa l'intera mano, 110, lode e dignità di stampa conditi con risate, lacrime e tanti saluti a casa.
Tutto perfetto, esclusi gli assenti. Ma è un'attitudine beffarda e malsana quella di intristirsi più per chi manca che gioire per chi è presente..."Ci sarà un'altro posto nel mondo", o almeno spero (Karaoke stasera)...
E poi c'è stata una piccola festa felice, tanta musica, il mio meraviglioso MagoPadrino, un tocco (il cappello!) da vera fashionista...

Da domani si torna aparlare di cose serie.
Promesso.