lunedì 18 aprile 2011

Statue d'Ebano, o un regalo stantio.

Sarà strano vederti invecchiare.


Difficile, credo. Forse perfino insopportabile.

Vedere le tue labbra sfiorire, il tuo viso accartocciarsi. Le mani. Le tue belle mani macchiarsi dei segni tragici degli anni. Mi guarderò allo specchio ogni mattina, forse più spesso, vedrò il disegno di me d’acquerello sciogliersi piano, scompostamente e poi vedrò te, statua d’ebano lasciata esposta alle intemperie, creparti di attimo in attimo fino a spaccarti, come, sai, fanno certe statue d’abano…ne avevamo viste tante in quel museo antico, una domenica di caldo, in un posto tremendamente caldo.

I capelli cambieranno colore.

I tuoi, meraviglie di buio. I miei, lampi di miele.

Sarà strano quando accadrà…sarà come se all’improvviso, in qualche attimo di pieno giorno, accadesse che si oscurasse il sole. E poi ti dicessero: sarà così per sempre. E si accendessero grandi luci artificiali, sempre più grandi…anche più di quel sole. Ma ricorderemo sempre che quello vero era diverso.

Arriverà un momento in cui saremo troppo stanchi. Ogni gesto piccolo diventerà difficile. Smetteremo di saltare, di ballare…dimenticheremo come si corre dietro ad un pallone.

Molte cose ci diventeranno noiose. Verremo infastiditi dal rumore e leggere ci costerà fatica.

E passeremo da un ospedale ad un ambulatorio…io ti accompagnerò e sarò attento ad ogni parola che saggi uomini con camici e occhiali, parlando lentamente e a voce alta, ci vorranno dire. E tu mi accompagnerai e sopporterai senza farmelo notare che ci stanno parlando come se non avesse una grande importanza, perché, in fondo, la vita è ben altrove da noi. E quelle dannate analisi del sangue che adesso mi fanno così tanta paura non saranno mai tutte.

I sogni, io credo, smetteremo di farli. Eppure pregheremo ogni giorno per avere ancora un altro giorno.

Terremo le mani intrecciate, le mie e le tue. E sorrideremo ai bambini che ci chiameranno nonni probabilmente molto più di ora che abbiamo denti che scintillano.

Sfoglieremo gli album con le fotografie che custodiremo come il bene più prezioso e tu dirai “Ricordi?” e io non potrò aver dimenticato.

Ti guarderò negli occhi che non saranno meno azzurri, anche se nascosti dietro occhiali che pesano, e tu saprai che nonostante il freddo che aumenta negli anni e la testa che spesso fa male e il sangue che diventa denso e si affatica nelle vene, nonostante questo e tanti altri piccoli tragici inconveniente delle giornate sempre più lunghe, nonostante e anzi soprattutto per tutto questo, io ti amo ancora.

No…non sarà l’amore di oggi…quello che mi tiene sveglio la notte a fissare le stelle cariche di desideri, quello che su ogni pezzo di carta devo scrivere il tuo nome…perché non basta mai, deve riecheggiare in ogni luogo, quello che ho una tua maglietta rannicchiata sotto il cuscino e quando l’abbraccio ti ho nelle narici. No. Non sarà più questo. E nemmeno di meno.

Avvisami quando comincerai ad invecchiare.

Ci abbracceremo un po’ più forte.

E forse toglieremo lo specchio dall’entrata. Non sarà più il caso di affacciarvisi così spesso.

Sì. Dimmelo quando ti accorgerai che anche io comincio ad invecchiare. Mi tremerà un po’ la terra sotto i piedi, forse cadrò…ma tu mi tenderai la mano e insieme ricominceremo a camminare.

sabato 16 aprile 2011

La femmina è uno dei due generi di una specie caratterizzata da una riproduzione di tipo sessuale...

Femmina o Vampiro emozionale.
Non so se faccia poi così tanta differenza.
E dire che io, a parte Rossela O'Hara, del mio sesso biologico non sono mai stata particolarmente fiera.
Fabiano, Sebastian, David e Jude, i miei travestimenti in panni che non esistono, che non stanno in piedi...Avevano ragione Paolo e Luca (non iene...piuttosto altri nomi che eternamente mi ritornano addosso)..."Vieni a vedere la realtà, vieni a vederli gli uomini di cui parli", "Perchè la tua scrittura è femmina".
Malafemmina.
Ma poi questa è solo una parte del problema, e mica la più grande.
In mezzo ci sono mille altre cose. La più ingombrante? La paura.
Scomposta Venere di Rimmel che non son altro.
Civetta maledetta.
Mi sovviene un ricordo di me che cammino da sola nella Tua città e vorrei chiamare qualcuno ma il telefono non funziona e mi perdo tra vicoli di baguettes e rido come una scema per la strada.
Mi è riaccaduto di essere felicemente me stessa soltanto un altro paio di volte...

Ho sempre detto che non ci si deve alzare presto la mattina.

venerdì 15 aprile 2011

Sorridere...

"Reimparare un lessico dello stare insieme fatto di gesti che ricominciano, lentamente, aprender ein considerazione un altro te accanto a te, il suono lieve di un respiro vicino all'orecchio, accettare una caramella che in chiesa non si può sgranocchiare..."

Promessa mantenuta.
Ho ricominciato a scrivere.
Sul serio serio serio.
Grazie a voi, sapete di chi parlo, uno per uno...

Vi amo amici miei.

sabato 2 aprile 2011

I celebrate myself and sing myself...

Fra non molto tempo sarà passato un anno da quando ho lasciato, metaforicamente parlando, of course, la penna.
"Stai leggendo?", mi ha chiesto Giusi ieri sera, "e allora è come se scrivessi". Se solo fosse vero.
Strana sera ieri sera...
C'era Pier ovunque. C'erano persone che non apettavo e che mi hanno detto cose belle. C'era un angelo biondo che spero resti a lungo intorno a me.
C'erano le parole.
"E' l'inchiostro attaccato a questo foglio di carta, ed esserne degno è il mio tentativo".
E' il mio tentativo.
E' una promessa.
A me stessa, innanzitutto.
Anche se mi sento come un limone acido che perde gocce di veleno.

P.S.
Ieri sera abbiamo presentato l'antologia AmoreNonAmore...Un meraviglioso progetto di Andrea Demarchi, Giusi Marchetta, Fabio Geda e Davide Longo, una raccolta di racconti belli belli belli)

P.P.S.
Il racconto che c'è lì dentro è dedicato a due persone...J e J...lo scrivo qui, era un piccolo segreto.