lunedì 23 dicembre 2013

NonBuonNatale!

Trovo assolutamente inutile augurarsi Buon Natale. Auguriamoci piuttosto una Buona Vita. Perchè dovremmo passare una Natale felice e sereno e gli altri 364 giorni no?
Che poi mi guardo intorno e vedo:
- persone che si odiano costrette allo stesso tavolo che posano il coltello che tengono di solito fra i denti alla loro destra, pronti a rimboccarlo non appena il vicino di posto si distrae...
- persone che si urlano una contro l'altra quanto stressante sia andare a fare le compere di Natale, che si pestano i piedi con il carrello nelle file al supermercato...
- persone che mentre assemblano menù sempre più sofisticati già piangono i kili che prenderanno e studiano la dieta post-festività...
- kili e kili di panettoni che finiscono nella spazzatura dopo essere stati proposti e rifiutati dopo ogni pranzo e ogni cena...
-potrei andare avanti...

Se non sei credente probabilmente il Natale è la scusa che usi per variare il menù delle lamentazioni dal solito pranzo fisso fatto da lavoro e politica...e allora perché augurarti che sia buono?
Se sei credente davvero devi essere così ottimista nello sperare che quel povero bambinello abbia ancora voglia di nascere che meriteresti davvero gli auguri di Buon Natale. Ma evidentemente non ti servono, ti andrà bene comunque.

Quindi no, niente auguri di Buon Natale.
Che siate degli inguaribili ipocriti, degli spiriti semplici, degli entusiasti a qualsiasi prezzo o dei cinici romantici come me, passate il Natale che potete, e fate spallucce a chi cerca di vendervi lucine di plastica e festoni posticci...









martedì 17 dicembre 2013

Questo sono per me i tuoi occhiali...

Sono passati due anni e mezzo, precisi.  In bagno, sul mobile alto colorato di rosa, quel rosa che ti eri fatto fare apposta perché era il colore che sognavo, ci sono ancora i tuoi occhiali. Quelli spessi, con la montatura rossa. Quelli che preferivo.
Forse non tutti se ne sono accorti in casa. E in effetti stanno lì, in alto, indietro… in una posizione che se non sai che ci sono puoi anche non vederli.
Sono messi così perché quando entro nel piccolo bagno rosa, non sempre, ma alcune volte, io li scorgo…e mi prende quella fitta in mezzo alla pancia, dove immagino, nella mia personale geografia anatomica, ci sia un punto magico in cui la punta superiore dello stomaco tocca quella inferiore del cuore. E' una sensazione che si descrive male, come una scossa e anche come una coltellata, come immagino sia una coltellata, la scossa invece l'ho presa, dalle luci di Natale, e so bene come ti impasta i nervi dall'alluce alla punta dei capelli, ma è quasi piacevole.
Questo sono per me i tuoi occhiali.
Questo per me sei tu, che, maledizione, passeranno cento anni forse ancora e io sempre mi sveglierò la mattina con il bisogno irrinunciabile di dirti una cosa e darti un bacio, e vengo nella tua stanza, e trovo solo la tua gatta che mi guarda con il suo muso bambino.


giovedì 5 dicembre 2013

Che cos'è una famiglia? Storia della mia.

Post in vista del Natale...
Oggi ho voglia di parlare di famiglia.
Un tempo io facevo parte di una vasta famiglia di parenti di sangue dei quali andavo fiera...creavamo motti con il nostro cognome, disegnavamo magliette e pensavo mi fosse assolutamente chiaro cosa fosse una famiglia. A Natale soprattutto. Le feste di Natale erano uno spazio di gioia assoluta, noi e gli zii e i cugini sempre insieme...ricordo con assoluta precisione la ricerca del regalo perfetto, le mille astuzie per incartare pacchi che non tradissero il contenuto, le ore passate ad addobbare e preparare la casa, io e mia sorella tutte prese dallo stile, Mamma che esaltava ogni nostra creazione salvo lamentarsi che ci voleva più colore e più pacchianeria, diamine! è pur sempre Natale!, Papà addetto alle luci che ogni anno facevano a gare per rompersi nel momento meno opportuno...E quando arrivavano i parenti era tutto un coro di "ohhh, a casa vostra c'è sempre quest'atmosfera così bella". E poi la Messa della Vigilia, il Presepio vivente, il Cenone, e la cerimonia dello scartamento-regali. Ricordo tante di quelle risate. La casa allegramente sfatta dopo il ciclone, la montagna di carta...Nella notte inoltrata ci si ritirava a dormire, non prima di aver guardato e riguardato i regali ricevuti...E ringraziato Dio per un altro Natale.
Poi il black out.
La malattia di Papà.
Quello strano Natale in cui abbiamo riso e giocato per scacciare la morte, intimamente consapevoli che era il convitato più ingombrante del tavolo.
Ho sperato con tutta me stessa che il giorno scacciasse le tenebre.
Che se l'inevitabile doveva compiersi, e sapevo perfettamente sarebbe successo, la vita potesse esserci lieve, che la fine di quell'idillio che era la mia famiglia non significasse automaticamente la fine di tutto.
Sei mesi dopo quel Natale, con precisa puntualità, il convitato ha bussato.
Papà è volato via e con lui qualsiasi possibilità io avessi di restare bambina.
Sono passati anni. Eppure mi capita ancora di svegliarmi la mattina e non ricordare che lui non è nell'altra stanza. Fisicamente, almeno.
Dopo quella morte il castello di carte che era la mia famiglia si è completamente sgretolato.
Uno ad uno, si sono volatilizzati tutti.
Zii che erano come genitori, cugini che io chiamavo fratelli...via via, run away as fast as you can, direbbe il mio amato Kanye.
Credo che passerò una vita intera a chiedermi perché. Mi sono data alcune risposte, nessuna è stata mai abbastanza.
Il dolore fa paura. Una paura fottuta. E' più forte dell'Amore?
Non lo so.
Quello che so è che al posto di quella che per anni mi sono illusa fosse la mia famiglia, al posto di quella che GIURIDICAMENTE, in Virtù delle leggi dello Stato, è la mia famiglia, io ho trovato una manciata di persone spettacolari.
Gli Amici.
Non hanno mai lasciato la mia mano, mi hanno offerto la loro casa, la loro spalla, la loro vita.
Hanno diviso con me i problemi, i sorrisi che si riaffacciavano, questa specie di nuova vita che cerca ogni giorno, con estrema difficoltà, di essere più e non meno di quella di prima.
Non devo fare nomi.
Sapete bene che parlo di voi.
Mamma e Sfinge, le persone migliori che io conosca.
Sorelle dell'anima mia, vicepapà e vicemamma, nipotini con il telefonino o gli occhiali o le colichette.
Mi piacerebbe poter andare in un qualche tribunale e poter dire:
Eliminate per sempre questi miei consanguinei dalla mia vita, pulite il mio albero genealogico, vi prego, perché non so chi siano, se li guardo non li riconosco. E solo per educazione non sputo loro in faccia.
In cambio però scrivete a chiare lettere che questi folli, colorati personaggi sono la mia Famiglia, fate qualcosa, presto! Aggiungiamoci tutti i cognomi, protocolliamo delle dichiarazioni!
Oppure lasciamo le cose come stanno.
E stampiamoci a chiare lettere questa verità addosso, facciamo dei cartelli, appendiamoli nelle case, negli uffici:
FAMIGLIA è un concetto sul quale lo Stato, la legge e il sangue non hanno alcun potere.
FAMIGLIA è ciò che noi scegliamo di chiamare così.
FAMIGLIA è chi amiamo e chi ci ama. Davvero. Nella gioia e, soprattutto, senza dubbi, senza paura, nel dolore.



















lunedì 2 dicembre 2013

Il Santo Vero...Costruire.

Ebbene.
Rieccomi.
Pare che non faccia altro che sparire-riapparire-sparire-riapparire...
Però sto crescendo.
E questo mio piccolo blog, questa "stanza tutta per me" per citare l'amatissima Virginia, sta per diventare qualcosa di più...di più grande, di più importante.
Insieme a me, che oggi forse per la prima volta sento di avere più caro il futuro del passato.
Abbiate fiducia.
Grandi progetti stanno per essere buttati sulla piastra rovente...

E' stato un anno così strano, così difficile.
Pieno di tempi morti ed emozioni pazzesche.
Sono diventata zia di due cuccioli incredibili, ho eliminato con estremo dolore dalla mia vita tanti rami secchi, ho cambiato città, poi sono tornata indietro, ho capito che ci sono delle persone che non voglio perdere, ho incontrato un Angelo, ho preso una strada, ho trovato qualche senso...
Sono ancora grassa. A questo punto non so davvero dire se lo resterò per sempre. Cambio idea un paio di volte al giorno.

Ma di una cosa ho la certezza forse più che mai assoluta.
Sono uno scrittore.
Voglio raccontare delle storie. E dire la verità, sempre.
E non voglio che la vita mi distolga da questa dannazione.

Chiudo qui, con Manzoni, chi l'avrebbe mai detto, con questi versi che ho appena appeso al muro davanti a me...

...da la meta mai
non torcer gli occhi, conservar la mano
pura e la mente: de le umane cose
tanto sperimentar, quanto ti basti
per non curarle: non ti far mai servo:
non far tregua coi vili: il santo Vero
mai non tradir: né proferir mai verbo,
che plauda al vizio, o la virtù derida.