martedì 11 maggio 2010

La mia recensione a caldo di A Single Man

GEORGE + FALCONER


A Lezione di Cinema dal Maestro Tom Ford.


E' indubbio che parlare di Tom Ford per me significhi rinunciare a qualsiasi tipo di obiettività.
Tutto sommato non ci trovo nulla di sbagliato, non ho mai creduto fosse un valore, l'obiettività.
E' scontato che se tu sei un creatore di moda eccellente, un inventore di stili e un uomo di superba eleganza, che da estremo conoscitore dell'animo umano ha creato Bellezza a piene mani come mestiere per anni, parta nella mia personale scala di valori, da un gradino molto alto, qualsiasi cosa tu decida di fare.
Un film, poi. Tratto da quello che è praticamente uno dei miei tre libri preferiti in assoluto.
Sarà proprio vero che il caso non esiste.
Però, c'è quasi sempre un però; anni di facili entusiasmi e sorelle un po' ciniche mi hanno insegnato quantomeno una cosa: viva la prudenza.
E poi l'avevo letto fra le pagine dei critici: A Single Man è un film perfetto, così perfetto da risultare distaccato, è troppo patinato, sembra una pubblicità.
Dai, Tom Ford. Non dirmi che ti sei messo a fare l'americano. Questo temevo e questo non avrei perdonato.
Poi succede che aspetto per mesi, che medito una fuga a Venezia ma temo non ne valga la pena, e mi mordo le labbra ora, e poi attendo, e leggo critiche, e guardo il trailer e dico: “perfetto”, ma quante volte ingannano i trailer, e rileggo il romanzo e dico “perfetto”, come farà ad esserne all'altezza? E passa il tempo.
E finalmente, arriva il 15 gennaio. Uscita anticipata, addirittura. Per sfidare Avatar, dicono. Ed ecco che nella mia testa carosellano immagini dell'atavica lotta fra Davide e Golia, il piccolo bene e il grande male, la Pura Bellezza, balocco raffinato per veri artisti e la volgare azione condita di effimera tecnologia da milioni di soldi, pane raffermo per bocche cieche...oppure più prosasticamente...meglio non andare avanti. Qualche amico che è andato/andrà a godere del cameroniano nulla ce l'ho e vorrei tenermelo...
Me ne sto seduta in un posto qualsiasi del grande cinema un po' retro...Accanto a me ci sono alcune delle persone più importanti della mia vita, e questo già di per sé renderebbe questa serata speciale.
Guardo il film con un misto di attenzione ai particolari, abbandono alla Bellezza, timore che le persone insieme a me non comprendano...
Alla fine sono un po' spaesata.
Mi rassicura un po' quel “for Richard Buckley” che sul nero chiude il mio conto in sospeso da anni.
A Single Man è un film che atterrisce. Ed è tutto quello che riesco a pensare.
Non dico nulla...Mi godo Ambra, la mia eroina, che ha gli occhi pieni di luce mentre dice: “Ho una sola parola: Bello”.
Quel che resta è una sciarada di commenti...mentre corriamo da un capo all'altro di una Torino incredibilmente magica stasera, per cercare un posto dove mangiare, che ci permetta di tenere negli occhi ancora un po' di quella Bellezza.
Bellezza. La parola chiave. Perché non ci sono altri modi per dirlo. Ma è una Bellezza che solo in parte ha a che fare con la perfezione. E' qualcosa di ancora più intimo e più forte. E legato al sé, alla consapevolezza, e, ancora di più, alla giustezza.
A Single Man è un film indicibilmente bello perché è un film incredibilmente giusto.
Lo è nella precisione con cui Mr. Ford mantiene del romanzo di Isherwood non tanto la trama, anzi, quasi di ispirazione più che di trasposizione si potrebbe parlare, quanto l'essenza...che viene addirittura trascesa.
Riuscire a trasferire nelle immagini, soprattutto, e nelle parole, nella musica e nel montaggio, nel tragico e sempre problematico passaggio dalla pagina scritta all'immagine colorata tutto il senso, la forza e l'importanza di un libro come quello di Isherwood era una cosa molto difficile, andare oltre un'impresa impossibile.
Un uomo solo è un libro basato sul sentire sé, vivere sé, quando il mondo intorno è crollato. Sul provare a riposizionare se stessi tra le macerie, immergendosi nelle cose ma senza imbastardirsi, senza scendere a compromessi snaturanti con esse.
Isherwood arriva fino a qui. La morte coglie George e noi non siamo davvero sicuri che questo sforzo di integrità sia servito fino in fondo.
Tom Ford resta fedele all'essenza del libro, ti fa sentire come ti fa sentire il libro, ma allo stesso tempo, lo compie.
Scrive quella pagina in più che 50 anni di storia chiedono. Fa toccare con un dito, senza dirlo in modo sfacciato, la risposta: il professor Falconer (nella trasposizione ha guadagnato anche un cognome, e non è cosa da poco) ce la fa. Si bagna nel mondo e diventa un po' mondo, raccoglie Bellezze negli occhi degli altri, si specchia nelle loro anime frettolose, e solo così, pur non cambiando una nota nel suo dolore d'essere uomo, morendo, vince la Vita.
Ma non è un aggiustamento quello di Ford.
Non ha niente a che fare con la necessità del lieto fine. Che bisogno avrebbe potuto averne lui che sa perfettamente che un lieto fine può nascondere spettri insospettabili e terrificanti perché nessuno li può vedere, così ben camuffati dagli squilli delle trombe?
Quello che sceglie il regista è un manifesto programmatico. E' un messaggio civile necessario. Nasciamo e moriamo soli ma di quante cose belle ci possiamo nutrire cammin facendo?
E quale è il senso di una vita, se non questo sommare Bellezze dentro sé?
Non cambieranno mai la tua essenza d'esser uomo, ma la decoreranno, riempiranno...
Se il George di Isherwood non riesce a far entrare dentro di sé la vita e quindi muore, il professor Falconer di Ford viene minato minuto dopo minuto, in questo ultimo giorno lungo quanto una vita, dalla vita stessa. E muore lo stesso, lasciando però un'eredità.
E così accade una cosa strana. Accade che ora il romanzo e il film sono indissolubili. Sono due capitoli necessari in una logica di completezza e, finalmente lo possiamo dire, in questo senso, di perfezione. Ho usato il termine giustezza, e continuo a preferirlo, per evitare l'ambiguità della parola perfezione. A Single Man non è un film perfetto. E' un film giusto. E necessario.
George ha bisogno del suo Falconer per salvarsi e, salvare noi, soprattutto.
In questo consiste il lavoro straordinario di Tom Ford.
E poi potremo parlare delle interpretazioni superbe di un Colin Firth denso e doloroso, di una Julianne Moore incredibile, delle musiche e il coraggio dei silenzi, soprattutto, profondamente esatti.
E sarebbe tutto vero. Perché A single Man è oggettivamente un film straordinario, Come lo è il romanzo di Isherwood.
Ma se non si conosce la fonte si corre il rischio di perdere qualcosa, di considerarlo un film a tratti freddo e di non riconoscere l'altissimo livello anche dello sceneggiatore Tom Ford.
Sarebbe un imperdonabile peccato.
Ah, ancora una cosa.
Grazie di non aver fatto l'americano Tom...di non averci accontentato sempre, di non aver ceduto alla tentazione di spiegarci tutto, di aggiustare tutto.
E soprattutto grazie per aver messo tutta quella Verità a e quell'anima algida in questo film.
Forse avremmo potuto piangere di più, ma avremmo rischiato di perdere una grande lezione di Cinema. E di Vita.

P.S.
Poi l'abbiamo trovato un posto carino dove mangiare...e ridere un sacco.
Ci siamo lasciate con la promessa di pensare a qualcosa che non funzionasse nel film.
Nessuno mi ha ancora richiamato...

7 commenti:

  1. Non ho nulla da aggiungere. Hai raccontato le stesse mie impressioni alla perfezione e, rispetto ad altri che l'hanno recensito, hai percepito la bellezza e l'essenza di questo meraviglioso film. Grazie.

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  2. beh...grazie a te!
    E grazie a Tom. Lo aspettiamo con il secondo film!

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  3. Quanto è tuo? Sembra che Ford abbia voluto farti un regalo. Per forza hai colto la vera essenza di questo film. Lui ha colto te. E' tuo, davvero. Mi è stato chiaro dalla prima scena.

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  4. dai...l'hai visto?
    oddio..è tipo..il complimento più bello che mi sia mai stato fatto.
    tu hai colto, cacchio.

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  5. Certo che l' ho visto. Ma forse è stato un errore...Ti entra dentro. Con quell' incipit Ford ti avvisa che sarà un' apnea. Da quel momento ho capito quanto fosse tuo, c'era la tua essenza. Ti ha colto. Ed è stato bello sentire che tutte le parole che ci siamo dette prendessero forma, diventassero musica e silenzio, sguardi e infinita ricerca...
    Scusa, sono prolissa.

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  6. Un'apnea. Sì.
    Per questo dico che ho trovato così rassicurante quel "for richard buckley"...è stato come se dicesse: ecco, alla fine sono tornato a casa.

    ti abbraccio.

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  7. Ho letto decine e decine di recensioni su questo film, e la tua è di gran lunga la migliore, se non l'unica che ha colto a fondo l'essenza del racconto, spingendosi oltre la tanto decantata eleganza formale. I miei complimenti.

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