lunedì 28 giugno 2010

Io e Patti Smith, prima parte

Mi è difficile cominciare questo post.
Forse perché ripensare a quello che è accaduto mi fa ancora tremare i polsi.
E allora comincerò dall’inizio… Da una notizia letta in fretta sul giornale in una sala d’attesa di ospedale.
“Patti Smith a Torino”.
Poi altri mille pensieri e quasi te lo dimentichi. E alla fine, all’ultimo, controllando orari di treni con gli occhi che si chiudono, decidi che forse non ti capiterà così spesso di incontrare Patti Smith e che forse ne hai proprio bisogno in questo momento.
E’ un sabato pomeriggio d’estate. Nel senso che finalmente qualcuno si è accorto che è estate e allora come per magia c’è il sole e fa caldo. Tanto caldo.
Con me ci sono le mie fide Sorelles. Ne manca solo una, la mia eroina, ma è assente giustificata perché deve scalare una montagna (trovo sia una cosa meravigliosa…allegoricamente e fisicamente).
La coda davanti a noi è lunghissima e i posti sono limitati. Che accadrà? Intanto noi stappiamo le nostre bottigliette d’acqua e brindiamo ufficialmente all’inizio della stagione dei concerti.
La fila si muove…dita incrociate. Il flusso si blocca esattamente davanti a noi. Posti esauriti.
Inno alla sfiga, come sempre, ve l’avevo detto, se avessimo preso il tram invece di passeggiare…
Poi l’uomo in nero della security torna da noi. “Devo dirvi una cosa, ma non voglio storie. Ci sono ancora venti posti. Per terra. Però ci sono i cuscini”. Non credo di aver davvero sentito la parola cuscini. In quel momento stavo immaginando di stare in ginocchio sui ceci con davanti Patti Smith.
Un’immagine ad altissimo contenuto mistico.
Per farla breve…la sala del circolo dei Lettori che ci ospita è meravigliosa, stuccata, con un lampadario da 1000 mila e una notte…Ci accomodiamo sui cuscini. Davanti a noi, ad un metro e mezzo da noi, un micropalco con un tappeto, due sedie che sembrano delle tapparelle fatte a sedia, una chitarra…
In un angolo c’è un grande pianoforte. Un signore con gli occhiali dice “Sapete, è la prima volta che mi scrivo una presentazione…”.
Ci sono dei momenti in cui l’emozione la puoi vedere. Sale dagli occhi di chi hai intorno, si fa palpabile come uno zucchero filato. “Signore e Signori…Patti Smith”.
Entra da una porticina laterale. E io penso che potrebbe anche scoppiarmi il cuore da quanto è bella.
Ha una camicia a righe, una giacca da uomo, i jeans negli stivali, i capelli sciolti. Porta con sé una vecchissima macchina fotografica. E io penso che sto guardando in faccia il rock’n’roll. Lei sorride. In un attimo mi vengono in mente gli occhi di Michael Stipe che mi stringe la mano in un giorno di Londra. E poi come eravamo distrutti nel fisico ma così rinvigoriti nell’anima dopo tre ore sotto al palco di Bruce Springsteen. E San Siro tutta in piedi illuminata dagli U2. Il rock è grande. E io ho davanti la sua profetessa.

La vita può essere una cosa meravigliosa.


(Circolo dei lettori, Torino, 26 giugno 2010...En attendant Patti Smith)


fine prima parte

2 commenti:

  1. cioe' tu e Patti Smith??? wow L x

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  2. Aspettavo il tuo post forte forte!!!
    Ora possiamo dire "Il rock non è morto, il rock SAREBBE morto, se Patti non fosse stata lì con il compito divino di tenerlo in vita!". E chi può tenere in vita qualcosa di intrinsecamente portato all'autodistruzione, se non una Donna, una Madre?
    Quanto dobbiamo a questa Donna? Spero solo che i sorrisi delle Sorelles in adorazione siano riusciti a dirLe quanto Le siamo grate. E quanto più ne siamo consapevoli ora. (Gratitudine e Consapevolezza in un momento solo, hanno quasi del mistico.)

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