venerdì 18 gennaio 2013

Fiaba di Marinella (Omaggio ad un menestrello di nome Fabrizio)


Capitò così, all’improvviso.
Pur pensandoci bene a Baba non venne in mente niente.
Sentiva di avere il collo bagnato, aprì gli occhi e si ritrovò dove non era mai stata prima.
Era adagiata su una grossa foglia acquosa, e sotto di lei c’era un pratino fine e vicino un fiume.
Provò a ricostruire gli ultimi avvenimenti: era sicura di essere andata a dormire la sera prima, nella sua cameretta rosa. Aveva messo il pigiamino con i fiori, si era lavata con attenzione ogni dente, poi aveva stretto fra le braccia Lille, il suo gatto bianco e grigio, ed era andata a dormire.
Poi era arrivata la mamma, come ogni sera, e aveva cominciato con una delle sue storie-della-dolce-nanna.
“Questa sera Baba, ti racconterò la fiaba più bella che sia mai stata scritta”
“Con draghi, spade e tanta magia?”
“No…però ci sono una ragazza bellissima che diventa una stella, e un re innnamorato. E poi le rose e i fiordalisi”.
Baba non era sicura di sapere cosa fossero i fiordalisi, guardò Lille che stava sdraiato al fondo del letto con l’aria di non capire esattamente di che si parlasse e aspettò l’inizio della storia.
“Questa di Marinella è la storia vera”, cominciò la mamma.
Da lì in poi, nulla. Il collo bagnato e il fiume.
Baba si alzò, tolse un po’ di petali azzurri dal pigiamino a fiori, si guardò intorno stropicciandosi gli occhi e…cosa ci faceva Lille su una foglia in mezzo al fiume?
“Lille, matto! Vieniqui!”
“Vieni tu qui, Baba!”
Ecco. Ci mancava solo il gatto parlante.
“Lille! Come faccio ad arrivare sulla foglia?”
Quel gatto non era uno sciocco, e Baba lo sapeva bene, e infatti usò una rosa dal gambo lungo come remo e si avvicinò alla riva.
“Muoviti Baba! Devi vedere una cosa!”
“Ma Lille…come siamo arrivati qui?”, non che lei fosse spaventata. Aveva sempre amato le avventure e le fiabe, ma solo quelle del lieto fine.
“Non possiamo discutere ora. Guarda lì…”
Sulla riva opposta del fiume, c’era una ragazza bellissima, che giaceva come addormentata.
“Guarda Baba! Le ninfee si danno un gran da fare a spingerla a riva! Ma da sole non ce la fanno!”
La bambina aguzzò la vista: un mucchietto di ninfee volenterose stava cercando disperatamente di salvare la ragazza, ma il suo vestito bianco era rimasto impigliato alle canne…
“Lille! Avviciniamoci!”
Detto-fatto il gattino si mise a remare più veloce.
Baba scese sulla riva.
“Avanti ninfee…quando dico “Via!” voi spingete più forte e io tiro…Viaaaaaaa!”.
Lille, Baba, i fiori…tutti fecero del loro meglio. Due aironi gentili cercarono di liberare il vestito della ragazza, e una volta portata in salvo a riva le farfalle cominciarono a svolazzarle sulle guance per provare a svegliarla.
Tutto in lei era immobile.
“Sembra proprio una bambola”, constatò Baba con aria molto seria. E una bambola sembrava davvero. Con i lunghi capelli neri ondulati, le guance rosa e la pelle morbida.
Una famiglia di paperelle si avvicinò. Mentre i pulcini le accarezzavano le mani mamma papera la guardò bene e disse: “Ma questa è Marinella! Vive in una casetta laggiù. Ogni giorno viene sulla riva del fiume e ci porta del pane…”. A sentirla parlare così si avvicinarono le primule e le coccinelle e le api: “E’ Marinella! E’ Marinella! Oh, povera Marinella!”.
Baba non ci mise molto a capire : “Sono scivolata nella storia di Marinella! Quella che la mamma mi stava raccontando…Oh, se solo avessi ascoltato fino alla fine!”.
Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi si sentì all’improvviso una voce. Arrivava da lontano e risuonava nell’aria come un soffio. “Povera Marinella. E’così bella. Lasciate fare a me. Sono il vento. La spingerò su una stella, perché possa illuminare la notte”.
Tutti furono ammutoliti.
Baba aveva i brividi, non era sicura fosse solo colpa del pigiamino leggero, e due piccole lacrime le scesero lentamente.
“Marinella ci mancherà tantissimo” piangevano tutti gli insetti.
“Faccela almeno salutare” fecero eco i fiori.
Il fiume intonò un canto. Baba spazzolò i capelli della ragazza con il pettinino rosa delle bambole che aveva sempre in tasca.
Le coccinelle disegnarono cuori nel cielo, le rose fecero cadere tutti loro petali per profumarla, le libellule intrecciarono fiordalisi nel suo vestito.
Ma all’improvviso ecco arrivare Lille trafelato: “ Venite! Venite! C’è un Re senza corona e con un mantello rosso! Sta bussando da ore alla porta di Marinella!”. Gli uccellini corsero a chiamarlo.
Lui si inginocchiò accanto a lei e disse “Non andare via Marinella. Urlerò per cento anni il tuo nome se servirà a farti ridestare!”.
Fu così che la luna e il sole ebbero pietà del loro amore.
E concessero a quella piccola stella di svegliarsi.
“Ho sempre amato le fiabe del lieto fine”, si mise a canterellare Baba contenta. Abbracciò Marinella, il Re e gli animali del fiume, prese Lille fra le braccia e si riposizionò sulla grossa foglia acquosa.
Quando aprì gli occhi il sole stava già entrando dalla finestra.
Corse in cucina. Lille aveva in bocca un fiordaliso e lo porse felice alla mamma.
“ Lo sai che avevi ragione?”, disse Baba, “quella di Marinella è davvero la fiaba più bella che sia mai stata scritta”.



                                                                                                                                Darkene F. DiCembre

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