Come un fulmine a ciel sereno. E' un'espressione semplice
che rende pazzescamente l'idea di quello che vuole dire. Tu te ne stavi seduto
su un prato a leggere godendoti il sole, ed ecco, un fulmine squarcia l'aria e
devi correre via, perché il presagio è chiaro. In un attimo il corso della
giornata cambia e può anche non essere una tragedia, per carità, eppure devi
sederti vicino alla finestra e rifare tutti i conti che erano scontati.
Mi è arrivata così, come un fulmine a ciel sereno, la notizia
della morte di Lee McQueen, alias Alexander, un ragazzaccio con la faccia da
schiaffi che amava salterellare per le passerelle di moda del mondo.
La retorica della morte è qualcosa di estremamente complesso
e difficile da dipanare...scappa sempre la parola di troppo, il lamento fuori
posto, l'ovvio frasario al quale ci appigliamo quando il nostro cervello si
rifiuta di costruire un pensiero preciso, perché ci sono delle robe che fanno
troppo male ed è facile che siano proprio quelle che non si sanno spiegare.
Un artista che se ne va, che sceglie di farlo in un modo
atroce, portandosi via una valigia di talento e puro genio e un sacco di nostri
sogni, per esempio è una cosa che fa troppo male.
E allora non la si può spiegare.
Alexander McQueen era un artista straordinario.
Sapeva perfettamente cosa dire del mondo. Era un poeta
dell'ora e qui capace di offrire una prospettiva diabolicamente esatta di
quello che stava accadendo. E questo lo diciamo ad alta voce alla faccia di chi
ancora sputa nel piatto della moda etichettandola come mondo vano e di scarsa
utilità. In quegli spettacoli a 360 gradi che erano i suoi show potevi leggere
a chiare lettere tutte le contraddizioni di questo tempo fragile come un velo,
le speranze accartocciate in una gonna di un futuro che brucia, le paure
collezionate e incastonate come preziosi gioielli sul décolleté.
Ma soprattutto Lee, come lo chiamavano gli amici, bando alle
giustificazioni di sorta, era un Creatore di Bellezza.
E la Bellezza non ha bisogno di spiegazioni né tantomeno di
giustificazioni. Mai. Quindi ci attacchiamo a quello che di Mr. McQueen ci
resta...questo mucchio di Bellezza.
Nuvole bianche che diventano abiti, scarpe scolpite, lacci,
nastri, pelle nera lucidissima, performance spettacolari, trucchi magici,
colori mirabolanti e bianconeri laceranti.
Questo piangiamo noi oggi. Un pezzo di Bellezza che ci è
stato tolto.
Pierre Bergè disse di Mr. Yves Saint
Laurent: << He was an artist >>.
E' una cosa semplice ed evidente. La più vera che mi venga
in mente.
Ciao Lee.
Possa tu trovare la pace che meriti.
Chissà che belli saranno ora gli angeli.
Noi da qui continueremo ad ammantarci di teschi.
Ma probabilmente smetteremo di sorriderne. "
Febbraio 2010
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