E' cominciata, fammi fare un calcolo per bene, lo sai, non ne faccio mai...sulle date poi.
13 anni fa. CI siamo incontrati per la prima volta 13 anni fa.
Il nostro è stato un colpo di fulmine vero.
Ti ho visto e ho capito che sarestis tato la mia Regina per sempre.
Casuale, inaspettato, terribile. Non si chiamano mica per caso colpi di fulmine, no?
Era una storia poco sensata, e lo sapevamo bene. Tu eri lontanissimo da me e io così piccola.
E poi non parlavamo nemmeno la stessa lingua.
E' stato un lavoro di fuoco e costanza.
Ho passato giorni e notti a pensarti come solo gli adolescenti sanno fare.
Ho cantato con te fino alle lacrime.
Ho scritto per te pagine e pagine e pagine...
Ho imparato perfino a capirti.
Tu, che non potevi deludermi. Perfetto per sempre.
Poi il tempo passa, gli incontri si accumulano, la vita procede inesorabile.
Innegabilmente ho smesso un po' di curare il nostro amore. Che si è incastonato come una certezza in me senza per forza più essere il centro della mia vita.
Tu sorridi da anni nella foto che ho sul frigo.
E così capita che ci ripensi oggi, perchè è il tuo compleanno.
Che ripensi a quanto ti amo, ancora, per sempre.
A quanto mi hai dato in 13 anni infinitamente brevi.
Buon compleanno, Love of my Life.
When I grow older
I will be there at your side to remind you
How I still love you - I still love you.
lunedì 5 settembre 2011
martedì 30 agosto 2011
;-)
I LUV U MR. GEORGE MICHAEL
domenica 24 luglio 2011
We are in trouble...
Buongiorno.
So che è passato un mucchio di tempo.
In parte me ne scuso, in parte non ne ho colpa.
Torno a scrivere qualche riga, spero sia l'inizio di un ritorno e so che questa volta dipende da me.
Qualche riga su un argomento che mi è caro da sempre e ancora più ora che, con ritmo belluino, i miei angeli si moltiplicano.
C'è un filo sottilissimo che lega la morte di mio padre con quella di Amy Winehouse.
E non è solo il fatto che uno fosse il mio meraviglioso papà e l'altra la cantante dell'anima mia.
Questo se mai non farebbe che testimoniare la mia sfiga, concetto al quale continuo a riservarmi di non credere.
No.
E' qualcosa di più.
Legato all'idea di vivere la propria vita insieme agli altri ma mai per essi.
Ad un'idea di libertà che è sinonimo di indifferenza, sfregio al conformismo, pungolo nelle carni dei benpensanti.
Questo faceva mio padre costantemente. Tutto quello che poteva apparire sbagliato. Contraddire ogni parola, sempre. Tenere le parti degli indifendibili per puro spirito di contestazione. Stonare in ogni coro. A costo di cambiare continuamente casacca, di metterne una sopra l'altra, ma che importava?
Mica era la verità quella. E peggio per chi si ferma alle apparenze.
La sua Verità sta nella pelle di marmo nero delle sue donne dalle gambe lunghissime, negli occhi che ti fissano vivi e immobili dalle tele, nell'olio di quei paesaggi percorsi come un brivido da una Luce che a me sembrava divina.
In questo mio papà somiglia alla bellissima Amy.
Anche la sua verità resta per sempre nella sua Arte. In due dischi incredibili, in una voce che saliva come un filo di fumo dalla sua anima, nella femminilità bestiale di quel barcollare sul palco dei suoi tacchi 15.
Alla fine del romanzo qualcuno deve morire, pensava Virginia Woolf scrivendo il suo capolavoro.
Non importa se è il protagonista. Protagonista, antagonista, personaggio di contorno..sono soltanto squallide funzioni di Propp.
Quello che muore, in ogni opera d'arte vera, è l'Artista.
Forse perchè questo è l'Inferno e a lui è dato il compito di indicare la Via.
So che è passato un mucchio di tempo.
In parte me ne scuso, in parte non ne ho colpa.
Torno a scrivere qualche riga, spero sia l'inizio di un ritorno e so che questa volta dipende da me.
Qualche riga su un argomento che mi è caro da sempre e ancora più ora che, con ritmo belluino, i miei angeli si moltiplicano.
C'è un filo sottilissimo che lega la morte di mio padre con quella di Amy Winehouse.
E non è solo il fatto che uno fosse il mio meraviglioso papà e l'altra la cantante dell'anima mia.
Questo se mai non farebbe che testimoniare la mia sfiga, concetto al quale continuo a riservarmi di non credere.
No.
E' qualcosa di più.
Legato all'idea di vivere la propria vita insieme agli altri ma mai per essi.
Ad un'idea di libertà che è sinonimo di indifferenza, sfregio al conformismo, pungolo nelle carni dei benpensanti.
Questo faceva mio padre costantemente. Tutto quello che poteva apparire sbagliato. Contraddire ogni parola, sempre. Tenere le parti degli indifendibili per puro spirito di contestazione. Stonare in ogni coro. A costo di cambiare continuamente casacca, di metterne una sopra l'altra, ma che importava?
Mica era la verità quella. E peggio per chi si ferma alle apparenze.
La sua Verità sta nella pelle di marmo nero delle sue donne dalle gambe lunghissime, negli occhi che ti fissano vivi e immobili dalle tele, nell'olio di quei paesaggi percorsi come un brivido da una Luce che a me sembrava divina.
In questo mio papà somiglia alla bellissima Amy.
Anche la sua verità resta per sempre nella sua Arte. In due dischi incredibili, in una voce che saliva come un filo di fumo dalla sua anima, nella femminilità bestiale di quel barcollare sul palco dei suoi tacchi 15.
Alla fine del romanzo qualcuno deve morire, pensava Virginia Woolf scrivendo il suo capolavoro.
Non importa se è il protagonista. Protagonista, antagonista, personaggio di contorno..sono soltanto squallide funzioni di Propp.
Quello che muore, in ogni opera d'arte vera, è l'Artista.
Forse perchè questo è l'Inferno e a lui è dato il compito di indicare la Via.
lunedì 23 maggio 2011
...
VITA.
Prima di tutto.
AMORE.
Per dare un senso.
ARTE.
E' il condimento.
FEDE.
Il porto a cui tornare.
Grazie a voi che riempite di questo la mia Vita.
Vi amo tutti.
Follemente.
Giuro, giuro, giuro che rideremo presto insieme. A crepapelle.
Prima di tutto.
AMORE.
Per dare un senso.
ARTE.
E' il condimento.
FEDE.
Il porto a cui tornare.
Grazie a voi che riempite di questo la mia Vita.
Vi amo tutti.
Follemente.
Giuro, giuro, giuro che rideremo presto insieme. A crepapelle.
mercoledì 18 maggio 2011
Una parola...
Padre Nostro
che sei nei cieli
sia Santificato il Tuo nome
venga il Tuo Regno
sia fatta la Tua Volontà
come in Cielo
così in terra.
Dacci ogg il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione.
Ma LIBERACI dal MALE.
Amen.
che sei nei cieli
sia Santificato il Tuo nome
venga il Tuo Regno
sia fatta la Tua Volontà
come in Cielo
così in terra.
Dacci ogg il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione.
Ma LIBERACI dal MALE.
Amen.
sabato 14 maggio 2011
Da piccola la mamma mi chiamava Ercole.
E tu te ne stai lì in mezzo alle tue belle cose. E ne hai tante e sono belle davvero. Le sedie laccate rosse, la poltrona bianca di rattan che sembra il trono di una piccola regina, i quadri che ti coccolano, tutti quei meravigliosi apparecchi ipertecnologici. C'è stato un momento in cui ti hanno reso felice. Oh, certo. Ovviamente allora non lo sapevi affatto. Non lo sappiamo mai quando accadrà...una telefonata, un carabiniere in uniforme, un medico che parlandoti non ti guarda. Non sappiamo nè come nè quando succederà quel momento che distruggerà la nostra vita. Che di noi verranno fatti mille pezzetti e buttati tutti in un prato, o, peggio, sull'asfalto. E poi, e forse questa è la parte ancora più dura, non sappiamo quanto durerà. Per quanto tempo staremo pezzetti per terra? E avremo la forza di riincollarci? E tutti al posto giusto?E se nel frattempo il vento ne avesse portato via qualcuno?
Si accumula la polvere sulle sedie laccate. E sui tavoli, così tanta. Davvero non ci hai pensato che colorare di nero i ripiani orizzontali era un'idea malsana? Pensavi forse che avresti avuo tempo per sempre di metterti a strofinare?
Passa la stagione dei fiori. Ogni anno, e sempre nel momento sbagliato, ti riprometti che te ne occuperai. E poi che darai il bianco, luciderai i marmi dei davanzali, penserai per tempo all'erba.
Ogni anno dici l'anno prossimo, il mese prossimo, poi, chissà. Il futuro è un albero carico di frutti. Che come ne tocchi uno ti cade. Marcio.
Eppure come si fa? Quanto è più forte di te l'istinto alla vita. Che anche se sono giorni che piangi ogni giorno, alla fine sorridi. E ricominci a dire l'anno prossimo, il mese prossimo, prima o poi, dannazione...
Colpisci più forte che puoi.
Il cuore te lo indico io.
Tanto non cado, maledetto.
Io
non
cado.
Si accumula la polvere sulle sedie laccate. E sui tavoli, così tanta. Davvero non ci hai pensato che colorare di nero i ripiani orizzontali era un'idea malsana? Pensavi forse che avresti avuo tempo per sempre di metterti a strofinare?
Passa la stagione dei fiori. Ogni anno, e sempre nel momento sbagliato, ti riprometti che te ne occuperai. E poi che darai il bianco, luciderai i marmi dei davanzali, penserai per tempo all'erba.
Ogni anno dici l'anno prossimo, il mese prossimo, poi, chissà. Il futuro è un albero carico di frutti. Che come ne tocchi uno ti cade. Marcio.
Eppure come si fa? Quanto è più forte di te l'istinto alla vita. Che anche se sono giorni che piangi ogni giorno, alla fine sorridi. E ricominci a dire l'anno prossimo, il mese prossimo, prima o poi, dannazione...
Colpisci più forte che puoi.
Il cuore te lo indico io.
Tanto non cado, maledetto.
Io
non
cado.
lunedì 18 aprile 2011
Statue d'Ebano, o un regalo stantio.
Sarà strano vederti invecchiare.
Difficile, credo. Forse perfino insopportabile.
Vedere le tue labbra sfiorire, il tuo viso accartocciarsi. Le mani. Le tue belle mani macchiarsi dei segni tragici degli anni. Mi guarderò allo specchio ogni mattina, forse più spesso, vedrò il disegno di me d’acquerello sciogliersi piano, scompostamente e poi vedrò te, statua d’ebano lasciata esposta alle intemperie, creparti di attimo in attimo fino a spaccarti, come, sai, fanno certe statue d’abano…ne avevamo viste tante in quel museo antico, una domenica di caldo, in un posto tremendamente caldo.
I capelli cambieranno colore.
I tuoi, meraviglie di buio. I miei, lampi di miele.
Sarà strano quando accadrà…sarà come se all’improvviso, in qualche attimo di pieno giorno, accadesse che si oscurasse il sole. E poi ti dicessero: sarà così per sempre. E si accendessero grandi luci artificiali, sempre più grandi…anche più di quel sole. Ma ricorderemo sempre che quello vero era diverso.
Arriverà un momento in cui saremo troppo stanchi. Ogni gesto piccolo diventerà difficile. Smetteremo di saltare, di ballare…dimenticheremo come si corre dietro ad un pallone.
Molte cose ci diventeranno noiose. Verremo infastiditi dal rumore e leggere ci costerà fatica.
E passeremo da un ospedale ad un ambulatorio…io ti accompagnerò e sarò attento ad ogni parola che saggi uomini con camici e occhiali, parlando lentamente e a voce alta, ci vorranno dire. E tu mi accompagnerai e sopporterai senza farmelo notare che ci stanno parlando come se non avesse una grande importanza, perché, in fondo, la vita è ben altrove da noi. E quelle dannate analisi del sangue che adesso mi fanno così tanta paura non saranno mai tutte.
I sogni, io credo, smetteremo di farli. Eppure pregheremo ogni giorno per avere ancora un altro giorno.
Terremo le mani intrecciate, le mie e le tue. E sorrideremo ai bambini che ci chiameranno nonni probabilmente molto più di ora che abbiamo denti che scintillano.
Sfoglieremo gli album con le fotografie che custodiremo come il bene più prezioso e tu dirai “Ricordi?” e io non potrò aver dimenticato.
Ti guarderò negli occhi che non saranno meno azzurri, anche se nascosti dietro occhiali che pesano, e tu saprai che nonostante il freddo che aumenta negli anni e la testa che spesso fa male e il sangue che diventa denso e si affatica nelle vene, nonostante questo e tanti altri piccoli tragici inconveniente delle giornate sempre più lunghe, nonostante e anzi soprattutto per tutto questo, io ti amo ancora.
No…non sarà l’amore di oggi…quello che mi tiene sveglio la notte a fissare le stelle cariche di desideri, quello che su ogni pezzo di carta devo scrivere il tuo nome…perché non basta mai, deve riecheggiare in ogni luogo, quello che ho una tua maglietta rannicchiata sotto il cuscino e quando l’abbraccio ti ho nelle narici. No. Non sarà più questo. E nemmeno di meno.
Avvisami quando comincerai ad invecchiare.
Ci abbracceremo un po’ più forte.
E forse toglieremo lo specchio dall’entrata. Non sarà più il caso di affacciarvisi così spesso.
Sì. Dimmelo quando ti accorgerai che anche io comincio ad invecchiare. Mi tremerà un po’ la terra sotto i piedi, forse cadrò…ma tu mi tenderai la mano e insieme ricominceremo a camminare.
Difficile, credo. Forse perfino insopportabile.
Vedere le tue labbra sfiorire, il tuo viso accartocciarsi. Le mani. Le tue belle mani macchiarsi dei segni tragici degli anni. Mi guarderò allo specchio ogni mattina, forse più spesso, vedrò il disegno di me d’acquerello sciogliersi piano, scompostamente e poi vedrò te, statua d’ebano lasciata esposta alle intemperie, creparti di attimo in attimo fino a spaccarti, come, sai, fanno certe statue d’abano…ne avevamo viste tante in quel museo antico, una domenica di caldo, in un posto tremendamente caldo.
I capelli cambieranno colore.
I tuoi, meraviglie di buio. I miei, lampi di miele.
Sarà strano quando accadrà…sarà come se all’improvviso, in qualche attimo di pieno giorno, accadesse che si oscurasse il sole. E poi ti dicessero: sarà così per sempre. E si accendessero grandi luci artificiali, sempre più grandi…anche più di quel sole. Ma ricorderemo sempre che quello vero era diverso.
Arriverà un momento in cui saremo troppo stanchi. Ogni gesto piccolo diventerà difficile. Smetteremo di saltare, di ballare…dimenticheremo come si corre dietro ad un pallone.
Molte cose ci diventeranno noiose. Verremo infastiditi dal rumore e leggere ci costerà fatica.
E passeremo da un ospedale ad un ambulatorio…io ti accompagnerò e sarò attento ad ogni parola che saggi uomini con camici e occhiali, parlando lentamente e a voce alta, ci vorranno dire. E tu mi accompagnerai e sopporterai senza farmelo notare che ci stanno parlando come se non avesse una grande importanza, perché, in fondo, la vita è ben altrove da noi. E quelle dannate analisi del sangue che adesso mi fanno così tanta paura non saranno mai tutte.
I sogni, io credo, smetteremo di farli. Eppure pregheremo ogni giorno per avere ancora un altro giorno.
Terremo le mani intrecciate, le mie e le tue. E sorrideremo ai bambini che ci chiameranno nonni probabilmente molto più di ora che abbiamo denti che scintillano.
Sfoglieremo gli album con le fotografie che custodiremo come il bene più prezioso e tu dirai “Ricordi?” e io non potrò aver dimenticato.
Ti guarderò negli occhi che non saranno meno azzurri, anche se nascosti dietro occhiali che pesano, e tu saprai che nonostante il freddo che aumenta negli anni e la testa che spesso fa male e il sangue che diventa denso e si affatica nelle vene, nonostante questo e tanti altri piccoli tragici inconveniente delle giornate sempre più lunghe, nonostante e anzi soprattutto per tutto questo, io ti amo ancora.
No…non sarà l’amore di oggi…quello che mi tiene sveglio la notte a fissare le stelle cariche di desideri, quello che su ogni pezzo di carta devo scrivere il tuo nome…perché non basta mai, deve riecheggiare in ogni luogo, quello che ho una tua maglietta rannicchiata sotto il cuscino e quando l’abbraccio ti ho nelle narici. No. Non sarà più questo. E nemmeno di meno.
Avvisami quando comincerai ad invecchiare.
Ci abbracceremo un po’ più forte.
E forse toglieremo lo specchio dall’entrata. Non sarà più il caso di affacciarvisi così spesso.
Sì. Dimmelo quando ti accorgerai che anche io comincio ad invecchiare. Mi tremerà un po’ la terra sotto i piedi, forse cadrò…ma tu mi tenderai la mano e insieme ricominceremo a camminare.
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