martedì 29 novembre 2016

Polaroid #1

Non si guardano nemmeno, persi in pensieri asciutti che si sciolgono nel ghiaccio dei loro spritz insipidi. Improvvisamente non c'è più nulla che sia importante da dire. O anche solo che non lo sia, ma possa riempire di suoni quel vuoto. Eppure no. Non una parola che sia vera. Non un piccolo cenno, un'emozione da poco. E allora meglio questo silenzio annacquato che ottunde, culla e stordisce un po'. Come sia possibile che dopo anni di parole, pesanti/potenti/perfette, a volte urlate/insicure/laceranti, come è possibile, si chiede lei, che all'improvviso in questo ultimo pomeriggio d'estate, non ci sia più nulla che valga la pena di essere detto?
È necessario che si trovino almeno delle colpe, per provare a sopravvivere al male.
"Comunque sia andata io verrò al tuo funerale", dice, senza troppo pensare.
"Grazie. È rassicurante. E al mio matrimonio, verrai?"
lo guarda in quegli occhi verdi verdi e per un attimo si pensa lì, in chiesa, vestita di nero, mentre spia i sorrisi limpidi della donna a cui lui dirà "per sempre".
Sente la sua voce dire: "verrò, se mi inviterai" e nella verità di quella risposta, improvvisamente, si accorge di quanto anni luce lontana sia ormai da quell'amore.


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