lunedì 18 marzo 2013

Segni...

Dunque, chissà...
E' possibile che la lettura quasi obbligata de L'Alchimista in giovane età sia una delle cause dello spappolamento della mia generazione?
Con estrema consapevolezza mi avvicino ad un'età che non avrei nemmeno immaginato di poter nominare.
Non aspetterò la scadenza ben più significativa dei 30 per trarre un bilancio. Lo farò un anno prima. Così, tanto per sbrindellare sempre gli equilibri. Quidni cominciamo.
 La storia dell'alchimista era legata alla spasmodica ricerca di segni che io e svariati miei sodali facciamo da anni. Lo facciamo più ancora di quanto viviamo. Siamo sempre in giro, lente e lanterna...
E così mi ritrovo davanti a questo computer a distillare parole.
Oppure nella hall di una grande casa di moda leggendo Benni.
O in mezzo a donne e bambini marocchini a scandire l'ABC.
O a scambiare tweet pieni di cuori con il fidanzato di John Galliano.
E sono sempre io.
La snob, la migliore, la sociopatica, la sognatrice, la santa, la folle, la migliore amica, l'odiosa, quella che si fa in quattro, quella che non ti risponde nemmeno al telefono...
Sono io che continuo a guardare la vita dall'alto concentrandomi sul campo lungo e perdendo completamente di vista il dettaglio.
Alla ricerca dei maledetti segni.

Eccone uno...
Uscendo dalla hall della grande casa di moda, avevo gli occhi pieni di luce e mi sentivo a un passo dal sogno, tipo quell'uno su mille di morandiana memoria, sono platealmente scivolata sui miei tacchi 13.
"E' successo anche alla tipa degli Oscar" mi ha rassicurato la Pagliaccia.
Solo che lei stava entrando in scena, io, inesorabilmente, as always, ne uscivo.

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