venerdì 3 settembre 2010

CORNUCOPIA...l'abbondanza della Bellezza secondo SuperHirst


Una mostra di Damien Hirst al Museo Oceanografico di Montecarlo.

3 piccioni con una fava…vedere per la prima volta dal vivo le opere di uno degli dei del mio Olimpo, in un acquario (che è il non-luogo che più adoro al mondo) nel Principato di Monaco, pane prelibato per i miei denti fashionisti.
Imperdibile.
Fuori dal Museo, appena prima di entrare, il succulento antipasto offerto da Hirst è uno splendido unicorno mezzo bianco e mezzo senza pelle, con i muscoli al vento…eccitazione per signorine, è solo una scultura di bronzo. Quello che attende in cima alle scale è la prima rivelazione: After the Flood. Una colomba bianca che tiene nel becco un ramoscello di ulivo è incastonata in volo nella formaldeide azzurra. Giriamo intorno a quest’immacolata visione per un tempo lunghissimo…come bambini ci divertiamo a salutarci da una parte all’altra della vasca per vedere che effetto fa vedersi immersi nella gelatina azzurra.
Poi, finalmente, entriamo nella prima sala. Il centro è completamente occupato da lui: The Immortal. Un enorme squalo con la bocca spalancata bloccato per l’eternità nella vasca formalinica.
Quello che mi ha sempre affascinato delle opere di Hirst è il loro titolo. La cosa in sé può piacerti oppure meno. Ma quando scopri come si chiama tutto acquista un senso nuovo. Non racchiude del resto il nome quello che siamo? Non è forse la prima cosa che ci viene data, quella che non ci abbandonerà mai?
Forse una rosa se non si chiamasse rosa profumerebbe ugualmente…ma uno squalo che ti guarda, perfettamente intatto e magnifico, fermato in un blocco di 5 metri, è veramente la cosa più vicina all’immortalità terrena che si possa immaginare. Quindi se non si chiamasse The Immortal non sarebbe lo stesso squalo. E Hirst lo stesso genio.
La visita prosegue…Ci sono i rosoni di farfalle di migliaia di colori, emozionante e crudele inno alla perfezione del creato. E le pietre preziose artificiali allineate su scaffali dorati, gelide, ma così luccicanti. Di qua l’uomo, di là la natura. In mezzo “Anatomy of an Angel”, un angelo scolpito nel marmo bianco di carrara, mezzo magnifico, mezzo scarnificato.
ietro di lui una delle opere più recenti, The Forgiveness, oltre 3500 insetti messi in fila in una teca, splendido monumento al consumismo, sottile presagio del futuro?
«In ogni cosa bella io vedo la corruzione della morte» dice Tom Ford, altro artistar e gran geniaccio. Sembrerebbe valere perfettamente per Hirst. Che ha però l’ardire di aggiungere: «Sono ossessionato dalla morte, però credo sia una celebrazione della vita e non qualcosa di macabro. La morte non esiste senza la vita. Credo che la sola cosa che esista sia l’ossessione della morte, è un modo per celebrare la vita. Cerchi qualcosa che non trovi». Ogni altro commento è superfluo. E in questo tempio del mare e della morte che è il Museo Oceanografico di Montecarlo, un immenso laboratorio di scienze naturali dove tutto è un resto di ciò che era e dove regna un innaturale silenzio, la lezione di Hirst ci appare ancora più vera.
Anzi. A ben vedere di lezione Hirst ce ne dà pure un’altra. In mezzo a migliaia di animali in formaldeide stipati nelle bacheche del museo e a 60 opere del più quotato artista contemporaneo ci sembra finalmente di afferrare cosa sia l’Arte.
Perché quello che passa tra un calamaro sotto vetro e The Immortal è tutto il suo senso.
E il gesto dell’artista. E il nome che gli attribuisce.
Lascio il Museo Oceanografico con una certezza.
Damien Hirst è il più grande.
Tanti, forse quasi tutti, passeranno e con loro le quotazioni delle loro opere. Non lui. Che in questa commistione perfetta di bellezza e morte, di orrore e magnificenza ha ritratto con esattezza lo strano senso di nulla del nostro presente.



P.S.
Mentre ci perdiamo per le strade strette del Principato mi sovviene un ricordo.
Era il 25 Agosto di un paio di anni fa.
Io e Damien Hirst ci siamo incrociati. Lui aveva una lattina di coca cola nella tasca della giacca elegante. Io un vestitino a pois. Credo che questo dica molto di entrambi.
Abbiamo sorriso.
Conservo quell'attimo nello scrigno delle cose preziose.

2 commenti:

  1. Sicuramente ricordi il nostro cruccio di dover dare una definizione a tutto. Forse il punto non era la definizione, era il Titolo (delle cose, delle relazioni, delle giornate, ...).
    I Titoli (sotto-, - di coda, ecc.) ci perseguitano...

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  2. ammetto che prima di vedere questa mostra avevo problemi a comprendere la dimensione del talento di hirst...ma ora direi che non ci sono più molti dubbi!!!
    il gesto dell'artista avant toutes choses!!!

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