martedì 29 giugno 2010

Io e Patti Smith, seconda parte

Appena la vedo gli occhi mi si riempiono di lacrime. Quelle lacrime belle, di gioia, di pienezza dell’anima…
Patti Smith sorride dicevo. Lo farà un sacco di volte durante la lunga intervista, spesso girandosi verso di noi, popolo dei cuscini.
La intervista Bill Flanagan, uno che la musica sa cos’è e le domande le sa fare (dote rara…), capace di commuoversi quando lei lo ringrazia.
Patti Smith è una donna piena di grazia. Muove poco le mani, solo quando deve spiegarsi meglio, e descrive nell’aria geometrie affusolate che gli sguardi rapiti inseguono come se vi celasse segreti antichi.
Parla di quando era bambina, di quando capì improvvisamente che tutto quello che voleva fare nella vita era scrivere. Parla con umiltà incredibile della sua vita a New York, di come lei tra i grandi sia “capitata” quasi fosse un caso, e di come il suo ruolo oggi non sia altro che quello di fare da tramite.
Non si tira indietro a nessuna curiosità, racconta di un pomeriggio qualsiasi nella sua cucina mentre pelava le patate, e di come Fred, l’adorato marito, sia entrato e le abbia detto “Tricia, lui mi chiamava così, People have the power, scrivilo!” e del suo sogno che quella canzone diventasse un inno, sogno che si è realizzato anche se lui non ha avuto tempo di vederlo.
Cita Dio un sacco di volte. E si capisce che la sua è Fede vera, qualcosa di grande a cui è arrivata con il tempo e lo studio.
Ogni tanto mi volto a guardare la sala ipnotizzata. A fianco a me le mie Sorelles…Una ha gli occhi rossi dietro gli occhiali (ma poi mi dirà di non aver pianto…e ci mancherebbe, lei è la bambian che non deve chiedere mai!), l’altra se ne sta col mento appoggiato alla mano, come un topino a cui stanno raccontando una favola.
Poi Patti Smith ci fa ridere con un aneddoto simpatico…un giorno dispersa a Roma: affamata, senza telefono, né soldi. Un uomo davanti ad una pizzeria la riconosce e le dice “vieni a cantarci una canzone” (e in Italia “una canzone” è sempre Because the night!), lei accetta chiedendo in cambio un pezzo di pizza…e canta. E poi la pizza le viene data intera e addirittura viene riaccompagnata in albergo! Ride Patti. “Queste cose succedono solo in Italia”. E menomale. Farlocchi sì…ma pieni di cuore!
E poi una riflessione sul ruolo dell’artista, che se ha un dono non può esimersi dal condividerlo …
In realtà Patti racconta un sacco di altre cose, dei figli, di Kurt Cobain, dell’attivismo politico, dei momenti in cui si sente stupida imbarazzata davanti a tante persone.
Poi, finalmente, canta.
Una manciata di canzoni, tra cui una meravigliosa Grateful.
E qui accade una roba folle. Patti si lancia in una riflessione sull’importanza marginale della fama e del successo che definisce “nice” rispetto a quello che è il vero compito dell’artista: lavorare. Quello che un artista deve fare è creare la sua arte. Si gira verso di noi. E incrocia i miei occhi.
Messaggio ricevuto.
Poi appoggia la chitarra.
“Volevo aggiungere una cosa”, in onore dell’Italia e di quella Pizza intona Because the Night, così…pura voce di profeta e coro di fan.
Uno di quei momenti da spuntare nell’elenco delle cose più incredibili e meravigliose che possono succederti nella vita: seduto su un cuscino in una sala barocca accanto alle persone più importanti della tua vita a 1 metro da Patti Smith che canta Because the Night…
Mozzafiato.
Uscendo sulla nostra nuvoletta rosa, stringendo i nostri autografi, in una Torino ancora caldissima, ci guardiamo e stentiamo a credere a quello che ci è appena successo…
Abbiamo preso sulle ginocchia il rock e l’abbiamo trovato meraviglioso, e abbiamo sorriso.
Ora so per certo che aveva ragione Shakespeare. Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Thank you Patti.
I love you forever.


(Patti Smith e Bill Flanagan, Circolo dei Lettori, Torino, 26 giugno 2010)

2 commenti:

  1. (come si scrive un sospiro?)
    Confermo: i ricordi nelle tue parola appaiono ancora più belli (ed essere più bello di quel momento vissuto insieme, non è per nulla facile).

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  2. non so come sis crive un sospiro.
    so come si scrive ti voglio bene.

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