mercoledì 20 gennaio 2016

Di Berlino e Bowie, e delle cose di cui siamo fatti.

Eravamo atterrate in una Berlino di metà agosto, e io ogni volta che atterro in un paese straniero mi metto un po' a piangere. E Berlino poi...era il posto dove dovevi essere ma che pensavi per natura di non poter amare.
Il tempo di lasciare una valigia, innamorarti dei finti soldati biondi di Checkpoint Charlie, costeggiare quella strana cosa che si chiamava "Topografia del Terrore" e che vi era sembrata da subito una felice sintesi di molte cose, e poi arrivare alla meta. Al cospetto degli enormi occhi alieni di Bowie che ci fissavano dall'alto di un manifesto. Di quella manciata di ore in sua compagnia che ci hanno in qualche modo, io credo, cambiato la vita.
Non ho mai scritto di Berlino. Anche se mi ha schiaffeggiato e innamorato come solo Londra a 18 anni aveva saputo fare. Ma a 18 anni era tanto più facile. E Londra gioca sempre con un mazzo truccato.

Eppure l'altra mattina mi è stato tutto chiaro.
Il Duca è partito per il suo viaggio di ritorno a casa.
E io sono orfana un'altra volta.
Ho imparato molto presto che il Dio dell'Universo, Inventore di tutto ciò che esiste e Padre di ogni sentimento, ogni tanto manda a queste latitudini qualcuno dei suoi Messaggeri. Cascano sulla Terra così, ma lo capisci subito che con la Terra non hanno nulla a che fare.
Mio Padre per esempio. Un'entità portatrice di luce, composta al 100% di bene.
David Bowie, che ha inventato il Suono.
Io ho sempre pensato che Bowie fosse l'uomo più bello che avesse mai camminato su questo pianeta. Era il Piccolo Principe diventato grande. La garanzia che la musica poteva renderci migliori.
E noi prendiamo ossigeno da questi Grandi, ci facciamo tenere la mano fino a che possiamo, e dovremmo essere grati di averli scovati molto più di quanto siamo terrificati dalla loro partenza.

Ho parlato di Berlino perché per me Berlino è Bowie.
Berlino è il futuro atterrato nel presente, e tu la guardi e non la capisci, ma sai che ti sta dicendo qualcosa di te che prima o poi ti salverà la vita.
Berlino ha delle strade enormi che ti accompagnano ovunque tu voglia andare, che non ti permettono di perderti, ma che allo stesso modo potrebbero affogarti.
Dentro Berlino ci sono la Grecia e l'America. La Poesia e l'Orrore, un freddo che ti attanaglia e uan coperta sempre pronta sulle sedie dei bar.
Berlino ha un occhio azzurro e uno castano.

Allora ho scritto questo post un po' confuso per dire che Bowie mi manca. E che le cose che ti somigliano e di cui sei fatto restano tue per sempre. Che siano uomini, Angeli o città.

E io continuerò a fare casino con il Maggiore Tom.
Perchè ovunque egli sia possiede un pezzo di me.


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