Sono passati due anni e mezzo, precisi. In bagno, sul mobile alto colorato di rosa,
quel rosa che ti eri fatto fare apposta perché era il colore che sognavo, ci
sono ancora i tuoi occhiali. Quelli spessi, con la montatura rossa. Quelli che
preferivo.
Forse non tutti se ne sono accorti in casa. E in effetti
stanno lì, in alto, indietro… in una posizione che se non sai che ci sono puoi
anche non vederli.
Sono messi così perché quando entro nel piccolo bagno rosa,
non sempre, ma alcune volte, io li scorgo…e mi prende quella fitta in mezzo
alla pancia, dove immagino, nella mia personale geografia anatomica, ci sia un
punto magico in cui la punta superiore dello stomaco tocca quella inferiore del
cuore. E' una sensazione che si descrive male, come una scossa e anche come una
coltellata, come immagino sia una coltellata, la scossa invece l'ho presa,
dalle luci di Natale, e so bene come ti impasta i nervi dall'alluce alla punta
dei capelli, ma è quasi piacevole.
Questo sono per me i tuoi occhiali.
Questo per me sei tu, che, maledizione, passeranno cento
anni forse ancora e io sempre mi sveglierò la mattina con il bisogno
irrinunciabile di dirti una cosa e darti un bacio, e vengo nella tua stanza, e
trovo solo la tua gatta che mi guarda con il
suo muso bambino.
Nessun commento:
Posta un commento