giovedì 22 novembre 2012

Io che vesto di nero.

Faccio da sempre parte di una minoranza.
Una di quelle che i bulli adorano sfottere, che i media adorano sfottere, che il mondo sfotte continuamente.
Ho pagato con la solitudine, con le lacrime, con la rabbia, imparando fin da piccolissima il significato della parola: "diverso".
E poi ho imparato anche ad essere la più simpatica, quella divertente, quella che si prende in giro, più saggia, più intelligente, più studiosa. A vestirmi di nero.
Ho riempito la mia vita di "più" per cercare di far sparire quel "più" che mi rendeva aliena.
I chili in più.
Forse è per questo che da sempre sono innamorata delle "minoranze".
Soprattutto di quelle sopra le righe, che fanno rumore, che sono vistose quanto una ragazza grassa...per esempio le minoranze che si vestono di rosa.
Dagli sguardi delle persone che per "difetti congeniti" vengono additate e derise non mi sono mai sentita giudicata, umiliata, messa da parte.
Essere grassi ed essere omosessuali è la stessa cosa.
Significa essere se stessi, non allinearsi, non essere conformi, difficili da inscatolare, complessi da capire.
Significa essere coraggiosi.
Ma lo sapete quanto ne serve di questo coraggio per andare a scuola ogni giorno, ai colloqui di lavoro, in metropolitana, al corso di ballo, ai tempi di facebook e del tutto davanti agli occhi di tutti sempre e comunque?
Ne serve molto più di quanto sia dato in dotazione naturale.
Serve che il coraggio sia nutrito da genitori pazzeschi, insegnanti straordinari, amici veri, incontri giusti...
Serve un cuscino culturale che ti faccia capire bene che quello perfetto sei tu, perchè sei un uomo e contieni moltitudini,* qualsiasi siano la tua taglia, il tuo orientamento sessuale, il colore dei vestiti che porti...la tua religione, il colore della tua pelle, il funzionamento dei tuoi arti...
E che i figli di puttana sono loro. Sono loro i diversi, sono loro che si devono sentire una minoranza...quelli che ridacchiano quando cammini, che pensando di non essere visti danno di gomito al loro vicino indicandoti, gli ignoranti, gli indifferenti...
Una legge sull'omofobia è forse meglio di niente.
Ma deve essere accompagnata dall'educazione. L'educazione ad ascoltare, a cambiare punti di vista, a non sentirsi mai troppo sicuri. Quella che ti insegni che dentro i libri si trova più vita di quanta ce ne sia nelle strade, che un film o un disco possono cambiarti davvero, che dire "grazie" e "prego" ti rendono una persona migliore, che gli esseri umani sono meravigliosi.
Lo devono fare le famiglie, la scuola , la politica.
Lo dobbiamo fare tutti noi.
Non dobbiamo stare mai zitti, non dobbiamo nasconderci, mai sottrarci al nostro dovere civile.

Oggi piangiamo l'ennesimo ragazzino che vestiva di rosa.
Quei bulli bastardi e i loro genitori, in primis, sono gli esecutori materiali di un omicidio e non possono essere giustificati dalla loro ignoranza. Mai.
Ma chiunque altro si sottragga al giudizio, faccia finta di nulla, distolga lo sguardo, si lavi le mani è colpevole di connivenza.



*Walt Whitman






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